È dell’ultima pubblicazione di Cesare Di Cola che parleremo con l’autore, al quale innanzitutto chiediamo: che gestazione ha avuto un’opera come La prima foglia, in cui all’immagine si sposa la parola poetica? Qual è stato il primo embrione di questo progetto, come si è arrivati dal pensiero di raccogliere insieme, di organizzare in volume alcune immagini alla più complessa operazione culturale di accostare a quelle immagini (il mondo come lo vede e vuole mostrarcelo il fotografo) i versi di grandi poeti (il mondo come lo vedono coloro che per esprimersi usano la parola e, in particolare, la poesia)?
La prima foglia è un lavoro che si è andato facendo. Un processo che ha attraversato linee d’ombra, che si è innervato dall’incontro con la poesia di alcuni autori contemporanei e che è stato concepito anche grazie al “lievito padre”, una vecchia fotocamera medio formato e un retino realizzato alla fine degli anni ’70 su una pellicola trasparente tipografica. Le immagini quotidiane del mio andare a zonzo per il territorio di Castelnuovo di Porto si incastrano, secondo stratificazioni temporali non lineari, con quelle che ritraggono il paesaggio domestico e intimo. Continua a leggere