LA MADONNA DEI MANDARINI di Antonella Cilento

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La madonna dei mandarini è un romanzo in tre movimenti dall’intreccio minimo che si sviluppa attorno a due momenti di rottura: una aggressione e un furto. Due eventi che nella loro violenza hanno un aspetto riparatorio e di ribellione alla bontà di facciata che permea l’associazione cattolica che si occupa di disabili e ragazze madri al centro del romanzo.

Mimì Staibano e don Cuccurullo sono a capo dell’Associazione, che si opera in uno dei quartieri della borghesia napoletana. A dirigere l’Associazione è Simone Mennella, che ha come unico merito l’essere il pupillo di Mimì così come di don Cuccurullo. 

Mimì è un ricco avvocato colto e raffinato:

Domenico Staibano detto Mimì, l’Avvocato, si aggiusta la divisa che indossa ogni giorno per andare in tribunale o a far visita a i suoi clienti nel casertano. La giacca di Rubinacci, la cravatta di Marinella. Poiché la sua famiglia pratica la legge sin dal Medioevo, antenati di notai e magistrati in Costiera amalfitana, Mimì ha ereditato uno stile di vita e un destino.

Mentre don Cuccurullo, prete spregiudicato e potente, è un “divulgatore della fede” che la domenica alle sue omelie raccoglie intorno a sé “più folla che a un concerto rock”, interessato più ai beni terreni che alla cura delle anime, si circonda della ricca borghesia del quartiere e dei ragazzi della parrocchia, ai quali “ecumenicamente […] chiedeva a tutti qualche servizietto”. Continua a leggere