IL ROMANZO
S., città di fiorenti traffici di malaffare e di intrecci fra criminalità organizzata e politica, è scossa dal brutale assassinio dell’avvocato Riccobono, difensore di molti mafiosi di spicco e di intere famiglie di malavitosi. Il primo movente sul quale si indirizzano le indagini sembra, però, poter essere fumo negli occhi e nascondere vicende ben più complesse della semplice insoddisfazione di un cliente di alto rango criminale per il modo in cui il legale ucciso aveva espletato il suo mandato. Si tratta di un romanzo corale in un senso molto particolare: è come se l’autore chiamasse, a narrare la storia della mafia di S., le diverse categorie coinvolte, le quali, nei dialoghi serrati che si alternano alle descrizioni dettagliate dei personaggi, degli ambienti e del paesaggio, raccontano una città, una classe dirigente e una criminalità con il diverso sguardo degli investigatori, dei colleghi della vittima, dei politici e degli stessi malavitosi. Non è l’unico tratto di originalità del bel romanzo di Francesco Pulejo, che ringrazio per aver voluto rispondere ad alcune mie domande.