E’ uscito il 30 giugno il romanzo Una volta l’estate scritto a quattro mani da Ilaria Palomba e Luigi Annibaldi. Avevo già letto un romanzo della Palomba, Homo homini virus, divorato in due notti, mi era rimasto addosso per giorni. Quindi ho iniziato questo nuovo con grande curiosità e aspettative.
MAYA
“Lentamente Anya si alzò in piedi con Arturo tra le braccia.
Risolverò tutto.
Sentii l’eco dei tacchi allontanarsi.
Mi occuperò io di lui.
La maniglia della porta aprirsi.
Sistemerò tutto.
Poi richiudersi.
Uscì con mio figlio in braccio. Io sul pavimento non potevo alzarmi.
Ovunque infiammava il vespro, sul ponte. Portai le mani sulle guance, chiusi gli occhi. Gridai. E nessuno poteva sentirmi.”
Il libro si apre con un bambino portato via da una donna di nome Anya, e con la madre del bambino, Maya, a terra, priva di forze.
In un’alternanza di voci che si susseguono dall’inizio alla fine del romanzo, ci viene rivelata la storia di Maya, bambina, adolescente e giovane donna raccontata da Maya stessa, dal Professor Curci, il medico curante, dalla madre di Maja, dal marito Edoardo, da Anya e dallo psichiatra che la ha in cura, il dottor Traversi. Forse troppe voci, mi sono detta all’inizio della lettura, ero un po’ diffidente. In realtà la coppia Palomba-Annibaldi riesce a gestire questa alternanza con maestria, mantenendo alta l’attenzione del lettore e non permettendo mai al pathos narrativo di scemare.
Maya e Edoardo si incontrano per caso su un autobus in una Roma terrorizzata dagli attentati: lei giovane studentessa dell’Accademia di Belle Arti, lui sottoufficiale dell’esercito. L’attrazione e’ immediata e irrefrenabile. I due si innamorano e vanno a vivere insieme nell’appartamento di Edoardo. Ma Maya è un’artista e la nuova vita le sta stretta, sistemare casa e mettere in ordine non è cosa per lei. Edoardo spesso torna a casa e la trova ad aspettarlo nuda in mezzo a cumuli di vestiti sparsi ovunque. Edoardo non la capisce e non asseconda la sua vena artistica, e così dopo il matrimonio, voluto da Edoardo, Maya smette di dipingere, mettendo a tacere la parte più autentica di se stessa. Ma poi Edoardo parte in missione in Medio Oriente e Maya scopre di aspettare un bambino. La lontananza del marito e il figlio in arrivo sconvolgeranno il già precario equilibrio della protagonista che non riuscirà più a gestire lo yin e lo yang in perenne lotta dentro di lei.
DOTTOR TRAVERSI
“In lei si può riscontrare una lotta tra due soggetti: uno pensante e l’altro desiderante, come due forme identitarie perennemente in lotta.”
Il romanzo tiene il lettore sempre in sospeso, non permettendogli mai di prendere una posizione o un’altra, di affezionarsi a Maya o a Edoardo, alla madre o al dottore, perché le voci si alternano a volte così velocemente che l’attenzione deve rimanere sempre alta. Verso la fine, quando tutto inizia a ricomporsi, si può prendere fiato, e finalmente decidere da che parte stare, chi salvare. Perché alla fine una salvezza c’è.
DOTTOR TRAVERSI
“Maya, artista mancata, empatica e iperpercettiva, sente il presente, lo sente nel corpo, nel suo corpo, nella psiche. Sente lo sfacelo, la decadenza, la morte. Ha la morte dentro, e come biasimarla? In questo la psichiatria entra sino a un certo punto. L’eroe tragico che sfugge al destino proprio nella fuga ne determina il compimento.”
La scrittura è precisa, a volte tagliente, nessuna parola è lasciata al caso. Un romanzo ricco di arte, colori, morte e amore, ma soprattutto amore.
Una volta l’estate è un libro impegnativo, mai banale che porta alla riflessione sul mondo e in particolare sul destino e sul significato della vita. Gli autori ci hanno sfidati a credere nella loro scrittura e hanno vinto.
Una volta l’estate
Ilaria Palomba, Luigi Annibaldi
Meridiano Zero
Anno 2016
p.159
Euro 13,00