Dove finiscono le infinite possibilità che la gioventù fa intravedere? Cosa diventano tutte le speranze che nascono in quel periodo? E gli amori come si trasformano?
Romolo Bugaro prova a raccontarlo nel suo ultimo romanzo Non c’è stata alcuna battaglia (Marsilio Editore).
Adolescenti a fine anno scolastico in continuo movimento in un rincorrersi tra motorini e vespe, in compagnie tra piazze e panchine, ristori, ritrovi e feste.
Nel raccontare questi vagabondaggi, Bugaro delinea i caratteri dei personaggi, esseri distinti, ma che crescono assieme. Ragazzi che devono ancora decidere che direzione prendere, cosa essere, cosa scegliere, e per questo sono belli, ognuno con le proprie particolarità.
Da un lato la militanza politica, spesso violenta; dall’altra l’eroina, che in quegli anni si infila nelle vene di tanti. In mezzo il riflusso, il divertimento.
Verso le quattro prendono i motorini e dirigono in piazza Garibaldi o largo Europa
o Riviera dei ponti romani, dove hanno appuntamento con gli altri. All’inizio il gruppo che si radunava davanti alla Upim era abbastanza ristretto: quattro o cinque amici, più altrettanti visitatori al traino dell’uno o dell’altro. Settimana dopo settimana,
per ragioni misteriose, il numero delle presenze è aumentato. Cinque persone in più, dieci persone in più. Poi venti, trenta. Certi sabati si raccoglie un piccolo esercito di ragazzi e ragazze saltati fuori da chissà dove.
Bugaro non si ferma al passato, non si arrende alla malinconia, ci presenta le conseguenze delle scelte compiute in quegli anni irripetibili fatti di forza e bellezza. Nessuna condanna e nessun giudizio, come uno scrittore dovrebbe fare sempre.
Ci fa vedere cosa sono diventati quelle ragazze e quei ragazzi, che donne e che uomini sono oggi.
Chi di loro ha cercato di rimanere collegato al sé stesso adolescente, anche sino a conseguenze estreme.
Quelli di Bugaro sono ragazzi degli anni settanta, ma nella loro energia, nel loro vivere l’attimo, fin troppo simili a quelli dei decenni successivi. E sono tutti belli. Il difficile è continuare a esserlo.
La marmitta Pinasco canta che è una bellezza e la luce della notte è talmente
chiara che non servono fanali e accelero ancora, e il grande GMT seduto dietro si alza un poco dalla sella e apre le braccia come fossero ali di un aliante per decollare verso il cielo pieno di stelle, e allora anche io lo faccio, cazzo, anche io mollo il
manubrio della Vespa lanciata a tutta birra lungo la strada deserta e apro le braccia.
Bugaro con il suo libro ha il potere di farci ricordare da dove provenivano.
NON C’È STATA ALCUNA BATTAGLIA
Romolo Bugaro
Marsilio (Romanzi e racconti)
Pagine: 217