Ho cominciato a leggere i primi capitoli dell’Ickabog di J.K. Rowling la scorsa primavera, quando è stato pubblicato online durante il confinamento dovuto alla pandemia per poi continuare con il libro in edizione cartacea (Salani Editore, traduzione di Valentina Daniele), sicura che avrei ritrovato lo stesso senso di magia che mi aveva accompagnata tra le pagine di Harry Potter, la saga che l’ha resa celebre. Tuttavia, le mie aspettative fantasy sono state disattese dall’incontro con ambientazioni e personaggi realistici che mi hanno ricordato le storie che preferivo da bambina come, per esempio, “La piccola principessa” o “Senza famiglia”.
Nonostante l’iniziale delusione, la scorrevolezza della lettura ha reso facile entrare nei mondi dentro il mondo di Cornucopia e immaginare la terre ricche di Chouxville, Montecaglio, Jeroboam ma anche quella stranamente povera e oscura di “Le Paludi” con i suoi funghi poco saporiti, le pecore deperite per l’erba rinsecchita e gli abitanti semplici e miseri. Ma proprio da questa modesta estremità settentrionale del regno, arriva la leggenda che tutti conoscono, quella dell’Ickabog, l’”uomo nero” usato per spaventare bambini e adulti. Una volta dato il nome a una cosa, questa diventa viva e reale e prende forma nella fantasia di ciascuno.
Le abitudini e l’aspetto dell’Ickabog cambiavano a seconda di chi lo descriveva. Qualcuno diceva che era una specie di serpente, altri che era simile a un drago e altri ancora a un lupo. Alcuni dicevano che ruggiva, altri che soffiava, altri ancora che fluttuava silenzioso come la nebbia che calava sulla palude senza preavviso.
Rowling scrive che “Ickabog” deriva da “Ichabod”, una parola che appartiene alla cultura ebraica nel significato di “senza onore” o “la gloria se n’è andata” e che diventa il filo conduttore di tutta la storia. Teo, il re di Cornucopia, discendente da una stirpe di regnanti dai capelli biondi, si autodefinisce il Temerario per aver catturato e ucciso una vespa quasi senza aiuto; i suoi amici più stretti, i Lord Scaracchino e Flappone, visionari e corrotti, sfruttano l’autoindulgenza del re e la paura del mostro immaginario per ottenere potere e ricchezza; la vecchia Mà Grugna, mamma degli orfanelli solo di nome, cerca di cancellarne la personalità ribattezzandoli tutti con lo stesso nome, Gianna o Gianni. I personaggi moralmente indegni sono tanti ma non mancano i buoni, come in ogni favola che si rispetti.
Margherita aveva la strana sensazione di essere destinata a qualcosa di grande, qualcosa che avrebbe cambiato non solo la sua vita ma il destino di tutta Cornucopia. Non aveva mai parlato a nessuno di questa strana sensazione, nemmeno alla sua migliore amica Marta, e tuttavia le dava forza. Margherita era certa che la sua occasione sarebbe arrivata.
Dopo molte vicissitudini, saranno proprio Margherita, Marta, Robi e Bernardo, amici coraggiosi, a cercare ed incontrare il famigerato mostro “senza onore” per confermarne l’esistenza a tutta Cornucopia e dimostrare che la verità non è sempre quella che si vuole credere.
L’Ickabog è una storia sull’indifferenza e su quanto proprio il disinteresse renda alcuni indifesi di fronte alle avversità mentre altri, semplicemente superficiali o, peggio, maligni, continuano la propria vita.
È una storia sull’importanza di una comunicazione veritiera ma anche sull’obbligo che abbiamo di accertare la correttezza delle informazioni prima di accettarle e diffonderle.
Ci incoraggia a credere che sia possibile cambiare in meglio e come uno spirito aperto e disponibile possa aiutarci nel cambiamento.
Gli insegnamenti sulla forza dell’amicizia e della speranza sono molteplici e centrali nel libro così come i personaggi che ne sono portavoce ma, personalmente, ho amato soprattutto gli aspetti gotici della storia (gli alti muri di nebbia bianca, la palude gelida con i rovi spinosi, l’ultimo bottone di ametista stretto nelle mano della sarta morta) e i caratteri negativi o dubbi che vengono sempre descritti in modo irriverente: insuperabili il re tremendamente bello con l’incrollabile passione per gli abiti di sartoria e il professor Truffalmacco, all’occorrenza esperto dell’Ickabog o anziana madre piangente con tanto di parrucca rossa.
I capitoli brevi rendono la lettura incalzante ed il libro è completato dai disegni dei bambini che hanno risposto in migliaia alla richiesta di J.K. Rowling di illustrarne le scene e i personaggi. È stata una decisione gentile, presa allo scopo di stimolare l’immaginazione e divertire il piccolo e, forse, anche il grande lettore isolato nella propria casa.
…per sempre felice e contento.
ICKABOG
J.K. Rowling
Trad. Valentina Daniele
Salani
pagg. 320
19.80 euro