LA GIORNATA DI UNO SCRUTATORE di Italo Calvino

… Nel crudele gergo popolare, poi, quel nome era divenuto, per traslato, epiteto derisorio per dire deficiente, idiota, anche abbreviato, secondo l’uso torinese, alle sue prime sillabe: cutu. Sommava dunque, il nome «Cottolengo», un’immagine di sventura a un’immagine ridicola (come spesso avviene nella risonanza popolare anche ai nomi dei manicomi, delle prigioni), e insieme di provvidenza benefica, e insieme di potenza organizzativa, e adesso poi, con lo sfruttamento elettorale, d’oscurantismo, medioevo, malafede…

Ambientato nel 1953, questo romanzo breve (o racconto lungo), racconta di una crisi profonda, al limite dell’esistenziale, di un uomo e dell’umano, in una Italia che affronta, nuovamente, le elezioni.
In questo romanzo l’autore mette a nudo, scompone e stravolge la politica e l’etica che dietro essa, troppe volte, si nasconde fino a dissolversi. Se ne Il sentiero dei nidi di ragno Calvino ci faceva vedere il mondo, cioè la guerra, attraverso gli occhi di Kim, un bambino, ora lascia il lettore in balia di uno scrutatore, che è anche un intellettuale comunista, per raccontare il dopoguerra italiano.

Ma oltre la politica c’è molto di più: ci sono gli uomini che l’hanno creata, ci sono idee, memorie, sacrifici, c’è l’umano e l’umanità racchiuso in concetti neanche troppo complessi e il compito di Amerigo, il protagonista, è fare in modo che tutto questo venga rispettato, controllando che all’interno del Cottolengo, un istituto per minorati fisici e mentali, le operazioni elettorali si svolgano con regolarità, senza che gli ospiti vengano forzati a votare per la DC.
Ma per far rispettare l’umano e la sua volontà, bisogna chiedersi cosa sia l’umano e entro quali confini e limiti qualcuno possa definirsi umano, ed è a questo punto che gli ospiti del Cottolengo sfidano con l’arroganza dell’incoscienza tutti i concetti prestabiliti, le vecchie categorie a cui l’uomo è così tanto attaccato, i soliti perni filosofici su cui il mondo ruota e che ancora non sono stati risolti.

Cosa era venuto a fare, al «Cottolengo»? Altro che rispetto della legalità! Bisognava ricominciare da capo, da zero: era il senso primo delle parole e delle istituzioni che andava rimesso in discussione, per stabilire il diritto della persona più indifesa a non essere usata come strumento, come oggetto. E questo, oggi, al punto in cui ci si trovava, al punto in cui le elezioni al «Cottolengo» venivano scambiate per un’espressione di volontà popolare, pareva talmente lontano, da non poter essere invocato che attraverso un’apocalissi generale.

Il discorso si trasforma, con un colpo di frusta, in un discorso etico. Mentre Amerigo cammina tra le stanze dell’ospedale intrappolato in un carnevale di corpi che vivono e abitano in un altro mondo, che hanno abbandonato l’Italia e i suoi guai, che della DC non sanno o ricordano nulla, abitanti alieni di un mondo che ancora deve venire, ignorano il compito di Amerigo così come lui stesso vorrebbe fare, e quella sfilata dell’incoscienza lo porta a chiedersi fino a quando una persona può definirsi umana, dove alloggia e sorge il concetto di umano. E a questa domanda ci viene offerta una risposta che nella sua banalità apparente ci colpisce e ci ferisce: la dove c’è amore c’è ancora l’umano.

LA GIORNATA DI UNO SCRUTATORE
Italo Calvino
Mondadori (Oscar Moderni)
pp. 140
euro 12

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