Davide è un archetipo. È laureato in fisica, ha un lavoro stabile in un ente pubblico ed è single. I suoi amici sono accasati e, quelli che non lo sono ancora, compiranno presto il grande passo. Il fratello Alessandro desidera una famiglia da cui tornare ogni sera.
L’immagine che ci si potrebbe fare di Davide è quella di un bianco etero libertino che affronta con successo il suo lavoro e colleziona aneddoti da raccontare alle numerose donne che ammalia e accompagna in camera da letto. Non è così. Davide non sa avere successo e non riesce a comunicare, specialmente con le donne.
«Ma io a volte mi sento inadeguato» aveva farfugliato lui, rendendosi conto che stava, di nuovo, restituendole solo una pallida fotografia della realtà. Avrebbe voluto dirle che in quella relazione gli sembrava di camminare in un campo minato: lasciava trapelare ben poco di sé, nel timore di irritarla con una delle sue frasi fuori luogo…
Il padre, venuto a mancare per un cancro, lascia a lui e al fratello una somma di denaro in eredità che Davide utilizza per scappare dalla sua vita, dal suo odiato lavoro e dal vuoto dei suoi giorni. La prima meta è la Costa Rica: soleggiata, calda e inebriante. Proprio come la cugina Alice, sua campagna di viaggio e da sempre oggetto di intime fantasie. Sarebbe poi tanto scandaloso? Se suo padre avesse saputo che anche un solo centesimo della sua eredità avrebbe dato dato l’opportunità a Davide di avvicinarsi a sua cugina, di sicuro sarebbe morto una seconda volta. Tuttavia il pericolo non si pone: Davide non è mai ricambiato. Ma suo padre non sarebbe stato felice delle sue scelte in ogni caso. Non lo era mai stato. Gli è mancato per tutta la vita, nonostante la sua presenza quasi asfissiante. Le sue imposizioni rigide, retaggio di una religiosità ferrea che sembrano aver influenzato positivamente il fratello Alessandro, hanno suscitato in Davide solo confusione.
Nemmeno il successivo aereo per l’Argentina e l’infatuazione nei confronti di un’altra cugina, Matilda, hanno rinvigorito la sua grinta. Neppure in India con la sensuale Lily, alla ricerca della sua spiritualità. Nulla di nulla. È il caso di tornare in Italia, partecipare al nauseante matrimonio di suo fratello e accettare lo sconforto. Tale sentimento purtroppo gioca in Davide un ruolo pericoloso: il passaggio alla violenza è spesso troppo rapido. Proprio come suo padre.
Il carattere di suo padre era come un cielo di fine estate. Imprevedibile, affascinante, spaventoso. La sua calma apparente poteva mutare in una rabbia che andava rapidamente addensandosi come le nubi in un pomeriggio afoso d’agosto. Bastava un pretesto, ed ecco scoppiare il temporale, di cui non potevi mai immaginare l’entità e la durata.
Emanuele Zeffiro, nel suo romanzo d’esordio Paradisi perduti, dipinge il quadro di un uomo inconsapevolmente distrutto. Il protagonista, Davide, rappresenta lo strascico di un’educazione fortemente cattolica, rigida e poco aperta al dialogo.
Dalla lettura emerge un chiaro complesso di Edipo, che porta la figura del padre ad aleggiare per tutto il romanzo come un’ombra sul protagonista, causando in lui un perenne senso di inadeguatezza nei rapporti femminili. Insicuro, sempre meno forte e meno uomo rispetto al padre, adotta un suo personale modo per non lasciarsi intimidire: la violenza. Come una pentola a pressione dimenticata sul fuoco, il protagonista è pronto a esplodere nel modo peggiore.
[…] si era reso conto, poi, di non aver mai risolto il complesso di Edipo: suo padre era stato per lui un rivale chiaramente invincibile.
La scelta di ambientare la narrazione nel 2010 funge come attenuante nei confronti di chi circonda Davide. La violenza da lui commessa sembra essere giustificata per via l’atteggiamento provocatorio che la vittima aveva nei suoi confronti.
Quello dell’autore è un chiaro intento di denuncia verso un pensiero generazionale comune ormai superato, senza risultare mai, tuttavia, chiaramente punitiva. Leggendo si ha sempre una vaga sensazione di indifferenza. Il protagonista commette colpe che non hanno mai un’effettiva punizione. Questo risulta spesso frustrante. Il messaggio è chiaro sul fatto che l’ingiustizia sia reale. Tuttavia viene da chiedersi: avevamo bisogno di un’altra storia di violenza sulle donne che rimane impunita?
«Su, un po’ di forza» la esortava il dottor De Rosa. «Devi aggredirle, le arterie, come gli uomini.»
«Come le donne» scherzò Davide, tentando di sdrammatizzare una situazione che lo atterriva.
PARADISI PERDUTI
Emanuele Zeffiro
Las Vegas edizioni
pp. 183
euro 15