VOCI SULLO STATO DELL’EDITORIA

Si parla tanto, con maggiore o minore cognizione di causa, di editoria, dello stato di salute dell’editoria italiana, del grande numero delle case editrici medie, medio-piccole e piccole, delle difficoltà di distribuzione e della scarsa visibilità in libreria dei libri pubblicati dalle piccole case editrici.
Si parla anche delle numerose librerie indipendenti che non riescono a resistere sul mercato e, una dopo l’altra, chiudono. Mi sembra interessante porre alcune domande ai soggetti direttamente interessati: oggi tocca a Fabio Croce, titolare dell’omonima casa editrice indipendente romana, e a Tonino Puccica, titolare della libreria indipendente Enoteca letteraria di Roma.

Domanda: Dai vostri differenti ma ‒ credo ‒ non distanti punti di osservazione, quale ritenete essere il principale ostacolo alla diffusione dei libri editi dalle piccole case editrici? In che modo la distribuzione gioca il ruolo determinante che le viene attribuito nell’opinione diffusa anche fra i non addetti ai lavori?

Risposta FABIO CROCE: Il sistema di distribuzione libraria è radicalmente cambiato in peggio negli ultimi anni: i grandi distributori come il gruppo Messaggerie e Mondadori sono anche proprietari dei più importanti marchi editoriali italiani e badano a proporre i loro prodotti al pubblico sostenendoli con ottimi investimenti economici in pubblicità. Il resto è in fuori gioco non perché propone prodotti editoriali peggiori dei loro, ma perché semplicemente non ha gli strumenti economici per sostenerli degnamente.

R. TONINO PUCCICA: Considero la distribuzione il vero male dell’editoria. Oramai siamo di fronte a un duopolio che decide la vita di un libro, decide cosa i lettori devono leggere o, meglio, dovrebbero leggere. Non credo che il popolo italiano sia composto da NON LETTORI, credo che ciò che la distribuzione propone sia il motivo per cui non legge. Le piccole case editrici o, meglio, le case editrici indipendenti, custodiscono il tesoro che la nostra letteratura contemporanea produce. Resta un tesoro nascosto perché di difficile reperibilità poiché non promosso e spesso non distribuito.

D: La promozione: cosa si intende esattamente per promozione di un libro? Cosa ostacola, per le piccole case editrici, una promozione capillare? Cosa possono fare, dal canto loro, le librerie indipendenti per essere competitive rispetto alle librerie di catena e alle piattaforme online?

R. F.C.: Una volta, per ogni libro che stava per uscire sul mercato, si mandava una scheda promozionale, i rappresentanti della promozione (nel mio caso Messaggerie Libri) facevano il giro delle librerie per prenotare il libro in uscita e indicavano all’editore il numero di copie prenotate. Oggi questo meccanismo è obsoleto, inutile: nessuna libreria indipendente prenoterebbe un libro che non ha certezza di vendita, e le librerie che fanno il mercato sono di proprietà delle distribuzioni stesse. Per esempio le Feltrinelli, le Libraccio, le Ubik e le Mondadori. È però stata inventata negli ultimi anni una furbesca strategia molto redditizia per le distribuzioni stesse e le librerie di catena: si può acquistare da parte dell’editore indipendente, a costi considerevoli, uno spazio in libreria sicuro, una presenza del libro promosso per circa un mese ad un costo che in ogni caso supera l’eventuale reddito derivante dalla vendita di tutti i libri inviati (ipotesi chiaramente remota).

R. T.P.: In libreria arrivano quotidianamente decine di cedole di libri in uscita. Sono libri editi dalle grandi case editrici. La promozione ha un costo, in percentuale incide moltissimo sul prezzo di copertina e le piccole e indipendenti case editrici non possono permetterselo. Le librerie indipendenti tentano di instaurare un rapporto diretto con le case editrici non promosse dalla distribuzione ma, per le case editrici, sorge un problema: pretendere e ottenere una rendicontazione del venduto puntuale e di conseguenza un pagamento del venduto altrettanto puntuale. È un’attività che prevede per loro altri costi. Parlo da libraio e capisco benissimo che spesso ritardiamo la rendicontazione per così ottenere un rinvio del pagamento del venduto per mancanza di liquidità. A volte è una catena triste e difficile da gestire. Lo capisco benissimo ma, per noi librai, a volte il ritardo è sinonimo di resistenza.

D: Secondo voi che vivete in mezzo ai libri, è vero che in Italia si legge poco? O forse sarebbe più corretto dire che si comprano pochi libri? Se le statistiche tengono conto delle sole vendite, restano fuori i lettori che prendono in prestito i libri in biblioteca, per esempio. I libri usati che circolano, anche parecchio.

R. F.C.: Certamente i prezzi dei libri sono aumentati sensibilmente e il mercato dell’usato sicuro è in netta espansione, soprattutto presso i negozi on line che in alcuni casi hanno fatto ingenti fortune. In ogni caso, considerando il sempre decrescente livello culturale della massa in Italia, ancora si legge in modo considerevole.

R. T.P.: In parte ho già risposto. A dimostrazione di quanto sostengo, la mia libreria gestisce anche l’usato, i libri diffusi negli anni 70/80 ancora sono molto cercati tanto che sono nate case editrici, che propongono romanzi caduti nel dimenticatoio, pubblicati proprio in quel periodo storico. L’Italia è una delle principali produttrici di libri in Europa, più aumento l’offerta più la domanda diminuisce. Si pubblica troppo e soprattutto non ci sono filtri, si pubblica tutto. La qualità spesso scadente di ciò che si pubblica, determina una diminuzione di richiesta. Basta fare un giro nelle librerie di catena per rendersi conto di cosa l’editoria oggi offra, io non acquisterei libri. La soluzione è semplice, andate a cercare libri nelle piccole e indipendenti case editrici e, di conseguenze, nelle librerie indipendenti. Sapete che per avere nello scaffale copie di un libro le case editrici indipendenti devono pagare lo spazio occupato dai libri? In alternativa bisogna conoscere il direttore della libreria che, per favore, tiene qualche mese i libri.

D: Un altro luogo comune sul quale vorrei conoscere la vostra opinione è che in Italia si pubblicano troppi libri. Secondo voi, editore e libraio, perché si pubblicano tantissimi titoli? A chi conviene, insomma, visto che poi si lamentano tutti, autori, editori, librai e lettori?

R. F.C.: Ogni libro pubblicato ha una sua storia, un suo perché. E visto che molto spesso gli autori hanno necessità di avere a disposizione una certa quantità di copie a proprio uso e consumo, ecco che pseudo-editori improvvisati provano a speculare su di essi, proponendosi in modo maldestro sul mercato come stampatori, non come professionisti del settore, pubblicano qualsiasi cosa venga proposta e rientrano delle spese stampando esclusivamente la quantità di copie necessarie a soddisfare le necessità dell’autore stesso. Spesso viene richiesta una pubblicazione di un proprio libro a chi deve fare carriera nel proprio settore, e in tanti sono costretti a spendere migliaia di euro per realizzare questo passo necessario.

R. T.P.: Conviene alle case editrici, più pubblicano più incassano. Le grandi case editrici pubblicano, diffondono a macchia d’olio attraverso la distribuzione, staccano fattura che, attraverso le banche, crea liquidità. Passano mesi, arrivano le rese e le note di credito ma nel frattempo hanno stampato e distribuito ancora e quindi nuova fattura. Le piccole case editrici a pagamento stampano per incassare i soldi dall’autore e, spesso, sono le uniche copie che stampano perché il resto rimarrebbe nei loro magazzini. Noi librai non abbiamo vantaggi dalla pubblicazione esasperata, anzi a volte siamo costretti a tenere libri pur sapendo di non venderli solo per fare un favore all’autore/editore amico.

D: Avete qualche ricetta da suggerire per migliorare lo stato di salute del mondo dei libri?

R. F.C.: Certamente ci sarebbero maniere per ridurre le criticità. Intanto un albo degli editori, come per gli avvocati, i notai, i commercialisti. Poi una radicale rifondazione del mondo della comunicazione, dove, per farla breve, vige l’amichettismo: cioè un continuo scambio di favori tra giornalisti che promuovono i libri di chi poi potrebbe restituire il favore. Molto semplice. Infine, attivare l’antitrust per evitare che l’intera filiera del libro resti nelle mani di un gruppo di potenti editori che possiedono TV, giornali, marchi editoriali, grande distribuzione, librerie, uffici stampa, negozi online… Insomma, l’intero mercato dei libri. Gruppo Mondadori e gruppo Messaggerie ovvero come ti distruggo i piccoli editori e le librerie indipendenti in 10 anni.

R. T.P.: Tornare a fare gli editori. Pubblicare solo libri che meritano, fare editing serio ed eliminare le librerie di catena e abbattere il duopolio della distribuzione che è l’unico a guadagnare nella filiera. Non voglio tirare l’acqua al mio mulino ma, in una libreria indipendente, si trova un libraio che può anche proporvi libri a voi sconosciuti, quelli editi da chi non si può permettere una promozione capillare, nelle librerie di catena trovate più di 60 mila libri, se non trovate quello che cercate non acquistate libri.

Tonino Puccica

Fabio Croce

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.