LE NOTTI DI SALEM di Stephen King

Salem’s Lot, negli anni ’70, è abitata da pochissime anime. La ragione principale della sua desolazione è la moltitudine di storie che vengono sussurrate sul suo conto. Racconti da incubo che tengono svegli i bambini la notte e che, inconsciamente, si insinuano come un tarlo nelle fervide convinzioni degli adulti, facendole pian piano vacillare. La protagonista di questi tenebrosi racconti è Casa Marsten che, silenziosa, osserva Salem’s Lot dalla cima della collina sulla quale sorge. Gli abitanti non si possono sottrarre al suo sguardo.

In autunno, così cade la notte a Salem’s Lot: il sole dapprima perde la sua debole presa sull’aria, raffreddandola e ricordando a tutti che l’inverno si avvicina, e sarà lungo. Si formano nuvole sottili e le ombre si allungano. Non hanno la profondità delle ombre dell’estate, perché non ci sono foglie sugli alberi o grosse nuvole in cielo a renderle spesse: sono ombre smilze, meschine, che mordono la terra come denti.

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I MIEI STUPIDI INTENTI di Bernardo Zannoni

Mio padre morì perché era un ladro. Rubò per tre volte nei campi di Zò, e alla quarta l’uomo lo prese. Gli sparò nella pancia, gli strappò la gallina di bocca e poi lo legò a un palo del recinto come avvertimento. Lasciava la sua compagna con sei cuccioli sulla testa, in pieno inverno, con la neve.

Sopravvivere è dura se si è nati in una tana umida in mezzo al bosco. Archy è una faina. Suo padre, dopo aver fatto il suo dovere fisiologico, ha abbandonato la madre a svezzare lui ed i suoi fratelli, non sempre con successo. Tuttavia, il mondo che gli viene promesso è questo: solo i forti sopravvivono. Archy, tuttavia, è un caso a sé: reso zoppo da un incidente di caccia, non è abbastanza vigoroso da sopravvivere senza difficoltà, né abbastanza debole da lasciarsi morire. La madre perciò lo vende alla volpe Solomon, usuraio che, in cambio del figlio, le darà cibo a sufficienza per sfamare il resto della famiglia. Così la faina e la volpe iniziano la loro travagliata convivenza. È con lui che Archy scoprirà di avere degli istinti apparentemente dissimili da quelli che riconosce in chi appartiene al suo mondo, circoscritto nella vastità di una collina. Continua a leggere

ROSEMARY’S BABY di Ira Levin

«Nessuno, nessuno al mondo ha un fuoco come questo, stasera», esclamò Guy. Rosemary, in ginocchio e col bicchiere in mano, fissando il carbone che crepitava, avvolto dalle fiamme, disse: «Non è una meraviglia? Spero proprio che avremo l’inverno più freddo di tutto il secolo».

Non importa quante storie si raccontino sul Bramford: i Woodhouse non credono alle superstizioni. Chi lo dice che quello ritrovato pochi anni prima nello scantinato del condominio, avvolto dalla carta di giornale, fosse davvero il cadavere di un bambino? E, inoltre, in tutta l’America ogni giorno migliaia di persone si tolgono la vita… che importanza ha che molti di questi suicidi siano avvenuti dalle finestre di quel palazzo? Al Bramford il tempo sembra immobile: le facciate di mattoni, i finestroni e le statue gotiche non cedono alle oppressioni dell’acciaio e del vetro tipici del modernismo, rendendolo il palazzo più ambito di New York. Quando uno degli appartamenti viene liberato dalla morte della sua anziana proprietaria, i Woodhouse non possono lasciarsi scappare l’occasione. Continua a leggere

SIRENE di Laura Pugno

Di solito docili come vacche, le femmine di sirena si rivelavano stupendamente feroci alla fine della monta. Non appena cessato l’estro che le manteneva narcotizzate e placide, alla mercé dei maschi, le femmine li avrebbero uccisi e in parte divorati. Era l’unica occasione in cui la specie – o così credevano gli scienziati – consumava carne.

Con la mattanza, l’acqua si sarebbe scurita di sangue e sarebbe stato necessario liberare le carcasse nell’oceano, procedere allo svuotamento delle vasche. I maschi servivano solo a fecondare le femmine, la loro carne era velenosa per l’uomo.

L’ozono ha abbandonato il Pianeta Terra. Le radiazioni solari affondano le loro lame nella carne umana senza alcuna pietà. Per gli uomini esse non sono solo letali, ma addirittura pandemiche, diffondendo, per chiunque si esponga alla luce, il cancro nero, una malattia del derma che ha termine solo con la morte dell’individuo infetto. La minaccia spinge l’umanità, o meglio, i pochi ricchi privilegiati, a costruire le loro dimore sotto la superficie dell’acqua, godendo in questo modo della confortante sicurezza degli abissi. Continua a leggere

IL PETALO CREMISI E IL BIANCO di Michel Faber

Vieni con me ora, via dalle strade ripugnanti della città, lontano da stanze che olezzano di paura e d’inganno, dai patti stretti con cinismo del bieco. L’amore esiste.

Abbandona i pregiudizi. Siediti. Dimentica ciò che stavi facendo e parti. Non hai bisogno di portare nulla con te. Leggerai di Sugar, prostituta da tutta la vita che ha perso la sua purezza e l’innocenza per mano di sua madre. L’accompagna quell’aura misteriosa che si crea attorno a ciò che è spezzato, frammentato e sregolato. È la più famosa e ambita prostituta di Londra. Non c’è servizio che Sugar non offra. Di lei gli uomini sanno poco, corrono voci e storie, ma nessuno sa davvero chi sia. Le domande sul suo conto vagano di bocca in bocca in cerca di risposte che William Reckhman, ricco propretario delle Profumerie Reckham, vuole trovare.

Sugar è davvero diversa dalle altre. Non le basta certo intrattenere qualche uomo ubriaco e villano che cerca in lei le attenzioni perse della moglie, o il desiderio represso per il suo stalliere, o, ancora, le braccia premurose della madre che non li ha mai cullati. Continua a leggere

LA PANNE di Friederich Dürrenmatt

La via della colpa all’innocenza è sì difficile ma non impossibile, mentre è un’impresa addirittura disperata voler conservare la propria innocenza, e il risultato non può che essere disastroso.

Ci sono ancora storie degne di uno scrittore? Storie che, senza essere arricchite, strappate, ricucite e ridisegnate sono, nella loro nudità, interessanti? È con questa riflessione che si apre La panne. Una storia ancora possibile di Friederich Dürrenmatt, quasi a voler significare che lui è stato in grado di scovare una di queste rare storie, come un diamante in una miniera di carbone. Impossibile dire se questo diamante sia davvero allo stato grezzo, delineando, grazie al dubbio, un’aura misteriosa e conturbante nella mente del lettore, accompagnandolo per tutta la durata della lettura, tanto breve quanto intensa.
Alfredo Traps, un commerciante di tessuti, si ritrova bloccato in un minuscolo paese tra le montagne svizzere. La colpa di tale evento è da attribuire alla sua meravigliosa berlina nuova rosso fiammante che, tanto borghese ed elegante, è andata in panne. Questo lo spingerà a dover chiedere ospitalità nell’unica casa che sembra avere una stanza disponibile per il pernottamento: quella di un simpatico anziano signore, il quale, assieme ai suoi amici attempati, ama trascorrere le serate estive ricordando i bei vecchi tempi andati. Continua a leggere