Quella notte che sta tra prima e per ora, la terra ha tremato, la torre ha barcollato e la città è caduta, il castello è stato circondato con un nastro rosso e bianco. Per ora non deve abitarci nessuno.
Dove viviamo adesso, una signora ha appeso un lenzuolo con su scritto: BENVENUTI A TENDOPOLI.
A Oscar manca il suo coccodrillo, manca la sua casa, gli manca la vita di prima, di quando il terremoto non aveva ancora fatto franare le certezze e le parole non erano ancora perse. Sarà l’incontro con il piccolo Golan, in fuga dalla guerra, a restituirgli le parole e uno guardo a un futuro di nuovo sereno.
Non ha importanza se questo libro è stato scritto pensando a un terremoto in particolare o no, nessuna importanza nemmeno se la città del racconto è reale o soltanto immaginata, così come non conta l’altro dove della storia: il paese della guerra.
Quando torniamo, la maestra dice: «Facciamo storia». Vorrei costringerla e supplicarla, sarebbe proprio molto importante fare italiano e leggere il mio compito a voce alta, così potrei sentire che suono hanno le mie parole, che rumore fa quello che desidero.
È la storia di un prima e un dopo, ma se il prima è certo, il dopo no, è un annuncio, una promessa, una speranza forse.
Casca il mondo è un libro fatto di parole non dette, tutte pensate o ‘giocate’. Sia per Oscar che per Golan il prima è la sicurezza della casa, le abitudini quotidiane che vengono stravolte e che gettano i due piccoli in una condizione di precarietà che si sostanzia nella impossibilità di comunicare, una impossibilità che scioglieranno solo alla fine, con la fuga/ritorno a casa di Oscar. L’incontro tra Oscar e Golan sarà un specie di riconoscimento, un ri-trovarsi nell’altro, capace di abbattere le barriere linguistiche e rappresentare una sorta di lenitivo alle sofferenze patite che finalmente possono trovare espressione.
Senza troppi infingimenti, Nadia Terranova ci racconta con una misura assoluta fatti terribili, e con garbo riesce a farci sorridere e gioire anche dopo essere passati sotto un rasoio affilato.
L’indicazione è ‘dai 9 anni’: a me pare che questa indicazione sia più adatta come età massima. Questo libro se letto con l’incanto dell’infanzia (che poi ognuno di noi può tirar fuori anche a cent’anni) ha la bellezza di un fuoco d’artificio, ma se solo lo cominciamo a leggere alla luce della razionalità adulta non se ne può uscire senza un turbamento definitivo. La luce in questa storia c’è, ma è difficile mettere da parte quel buio insondabile che alla fine ci rimane addosso.
Di Nadia Terranova avevo letto alcuni racconti e il suo romanzo ‘da grandi’, Gli anni al contrario, nessun libro ‘per bambini’. Ho comprato e letto Casca il mondo il giorno in cui è uscito. Ho aspettato un po’ e l’ho ripreso in mano per rileggerlo e scriverne: è stata una conferma. Questa autrice non mi lascia indifferente, le sue narrazioni continuano ad agire nel tempo, piano piano, anche a libro chiuso.
Molto belle le illustrazioni di Laura Fanelli, in particolare voglio ricordare la “studentessa con i ricci, gli occhiali, e l’aria sognante” e ovviamente il coccodrillo.
Qualche volta spio le conversazioni dei grandi, per sapere cosa è successo davvero quel giorno.
Dicono che sono arrivati al castello perché la maestra ha letto il mio tema.
Cosa desideri?
Tornare a casa.
Non c’era scritto altro.
Casca il mondo
Nadia Terranova
Illustrazioni di Laura Fanelli
Mondadori (Oscar primi junior)
pp. 52
€ 9