L’ANIMA DELLA FRONTIERA di Matteo Righetto

È ambientato alla fine del 1800 l’ultimo romanzo di Matteo Righetto dal titolo L’anima della frontiera edito Mondadori. Siamo a Nevada, non negli Stati Uniti, ma in un paesino veneto di montagna, in Val Brenta. In questa terra circondata da boschi, vivono solo tre famiglie. Tra queste, ci sono i De Boer: da Augusto, uomo alquanto taciturno, la moglie Agnese e i tre figli, due femmine Jole e Antonia, e un maschio, Sergio.

Nel corpo e nel cuore la primogenita era tutta sua madre, e probabilmente per questo amava soprattutto suo padre. Legava quasi sempre i suoi capelli biondi in una lunga treccia che dalla nuca le scendeva tra le scapole. Era magra e aveva due grandi occhi chiari dal colore mai certo: a volte sembravano verdi come un lariceto d’estate, altre parevano grigi come il manto invernale dei lupi, altre ancora glauchi come un lago alpino in primavera.

La famiglia De Boer, come le altre famiglie del posto, coltiva tabacco da ormai diverse generazioni, anzi da secoli, perché sopra la val Brenta il tabacco cresce bene ed è buono come da nessun’altra parte. I proventi della vendita del tabacco però non bastavano per mantenere una famiglia numerosa come quella di Augusto, che per questo, un giorno prende la decisione di tentare un viaggio che lo porterà oltre la frontiera austriaca per contrabbandare parte del raccolto. Continua a leggere

LEGGENDA PRIVATA di Michele Mari

Chi scrive è spesso inseguito da un passato che chiede un riconoscimento. La letteratura esige questo ritorno temporale.
Con Leggenda privata, già dal titolo, Michele Mari promette qualcosa d’insolito. Ci consegna, quindi, una “mitologia personale” onirico-delirante, dai connotati horror (a tratti splatter), dove il “lievito romanzesco” risiede nella forma, ma non nella sostanza.
L’autore è tenuto in ostaggio da demoni marci e disgustosi (l’Accademia dei Ciechi) personificazioni di una sorta di Super-io letterario. La richiesta è una e martellante: un’autobiografia scabrosa e senza censure. Continua a leggere

REVOLUTIONARY ROAD di Richard Yates

Il complesso residenziale di Revolutionary Road non era stato progettato in funzione di una tragedia. Anche di notte, come di proposito, le sue costruzioni non presentavano ombre confuse né sagome spettrali. […] Un uomo intento a percorrere di corsa queste strade, oppresso da un disperato dolore, era fuori posto in un modo addirittura indecente.

Siamo nel 1955. In una zona residenziale del Cunnecticut occidentale vivono Frank e April Wheeler, una giovane coppia con due bambini. In bilico tra l’ordinarietà delle cene in compagnia dei vicini e la velleità di sentirsi destinati a qualcosa di più grande, pagina dopo pagina li vediamo rotolare inesorabilmente verso un abisso di disperazione. Proprio come, secondo la critica, farebbe una ruota (wheel). Continua a leggere

NEL GUSCIO di Ian McEwan

Nel suo ultimo romanzo dal titolo Nel guscio, Ian McEwan ci presenta una narrazione il cui punto di vista è del tutto originale.

Siamo a Londra, Trudy è al nono mese di gravidanza, vive con un tizio di nome Claude in un lurido e decrepito edificio su Hamilton Terrace ereditato da John Croincross, nient’altro che ex marito di Trudy e fratello di Claude. Tutto questo è un feto a raccontarcelo, ecco il geniale e forse irreale punto di vista che McEwan ci presenta nel suo ultimo romanzo edito Einaudi.

Già a partire dall’incipit la narrazione è folgorante:

Dunque eccomi qui, a testa in giù in una donna. Braccia pazientemente conserte ad aspettare, aspettare e chiedermi dentro chi sono, dentro che guaio mi sto per cacciare.

A questa narrazione il lettore deve lasciarsi andare, abbandonando la ragione e vagando solo con la fantasia. In questo modo il feto non solo non ci sembrerà tale, ma diventerà un narratore che ha le sembianze di un personaggio reale e adulto, che si nasconde dietro le quinte della casa in cui si svolge l’intera vicenda. Continua a leggere

DA DOVE LA VITA È PERFETTA di Silvia Avallone

Ho partecipato qualche settimana fa alla presentazione del nuovo romanzo di Silvia Avallone nella libreria Libraccio di Ferrara. Dopo aver letto e apprezzato la Piombino operaia di Acciaio e la vallata biellese di  Marina Bellezza ero curioso di sapere in quale mondo volesse trasportarci questa volta l’autrice.
Bologna. Non i portici eleganti del centro, ma la periferia, in un complesso residenziale per famiglie proletarie, i Lombriconi. E qui bisogna dare atto alla scrittrice di essere veramente efficace nel descrivere l’ambiente, nel tracciare la coreografia della storia. Pare di esserci catapultati all’improvviso, ai Lombriconi.

La sedia era una di quelle pieghevoli da campeggio, in alluminio e poliestere. La trascinava là, di fronte alla finestra della cucina, e si sedeva a guardare fuori. In silenzio, per ore.
Lo faceva da cinque anni.
Il panorama dal quarto piano non era poi così male. Oltre le colate di cemento, oltre le torri tutte uguali butterate di parabole e tapparelle sbiadite, la campagna si estendeva calma e muta come un lago verde.
Se chiudevi gli occhi, potevi persino fingere che il rumore delle auto in tangenziale fosse quello dell’acqua.

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MEMORIA DI RAGAZZA di Annie Ernaux

Dopo quasi un anno, torno a scrivere di Annie Ernaux che, in questi giorni, sarà ospite al Salone del libro di Torino.
Ne L’altra figlia al centro della narrazione c’era l’infanzia, con Memoria di ragazza, l’autrice francese continua a scavare nella sua vita raggiungendo un altro strato, quello della giovinezza.
Con la sua naturale capacità di accedere al passato semplicemente spostandosi “da una stanza all’altra”, Ernaux utilizza la forza evocativa di una “scrittura-anniversario” che replica sulla carta, in scala, le proporzioni del tempo e della distanza. Continua a leggere

OGNI SPAZIO FELICE di Alberto Schiavone

In “Ogni spazio felice” Alberto Schiavone ci accompagna per una settimana nella vita di Ada e Amedeo. Sposati da oltre vent’anni, hanno adottato due figli, Alex e Sonia e vivono a Milano. Entrambi sono in pensione, Amedeo faceva il vigile urbano, Ada era una professoressa di lettere.
La narrazione si divide nei sette giorni della settimana, e fin dal primo capitolo, intitolato Lunedì, si percepisce che l’equilibrio della famiglia ha subito una forte rottura che il tempo non è riuscito ad aggiustare.

«Vi devo dire una cosa.
Sonia ha il mento in basso e non fissa in viso nessuno dei suoi due genitori. Piccoli cenni dei suoi occhi ogni tanto vanno ad accarezzare i mobili che conosce, il divano, persino quel brutto disegno fatto da lei che persiste negli anni a prenderla in giro dal muro. In basso c’è scritto, con calligrafia incerta, la mia famiglia. Sotto le figure ci sono i nomi di Ada, Amedeo, Alex e Sonia. Quel quadro guarda tutti loro da tanti anni e li prende in giro, ricorda a tutti loro che non sono più in quattro, sono rimasti in tre. Nessuno ha mai voluto toglierlo.»

Forse è arrivato il momento di iniziare a reagire a quel doloroso passato, di riaprire le finestre dell’appartamento in cui Ada e Amedeo vivono nelle loro rispettive solitudini.
Ada, con gli anni, ha cercato di far tacere il suo dolore attraverso l’alcool e il fumo, diventando sempre più spocchiosa, cinica e cocciuta. Continua a leggere

LE OTTO MONTAGNE di Paolo Cognetti

Questa è la storia di Pietro e di Bruno, è la storia di un’amicizia, la storia di una scoperta, di perdite, di perdoni, è la storia di una crescita. È la storia di una montagna.
Pietro, figlio unico, ragazzino di città, un po’ solitario e scontroso. Bruno, cresciuto in un paesino ai piedi del Monte Rosa, Grana, i cui ritmi sono dettati dalla natura.
È la storia di due famiglie diverse, ma entrambe accomunate dall’inevitabile imperfezione che si nasconde dentro ogni casa, dalla fragilità, dai sensi di colpa e dagli errori, dall’infinito amore per i figli e per quelle immense rocce che vivono alle loro spalle.

«Si può dire che abbia cominciato a scrivere questa storia quand’ero bambino, perché è una storia che mi appartiene quanto mi appartengono i miei stessi ricordi. In questi anni, quando mi chiedevano di cosa parla, rispondevo sempre: di due amici e una montagna.»

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PRIMO LEVI: IO CHE VI PARLO. Conversazione con Giovanni Tesio

In questo volume smilzo, Giovanni Tesio ci consegna una testimonianza nuova benché vecchia di circa trent’anni. Tre conversazioni con Primo Levi che si svolsero tra il 12 gennaio e l’8 febbraio, pochi giorni prima della morte dello scrittore.
Primo Levi è tra gli autori italiani più tradotti e più letti degli ultimi decenni. Di lui sappiamo molto, e la mole dei lavori critici che lo riguardano è ormai imponente, ma nel 1987, quando Giovanni Tesio si accingeva a raccogliere materiale per una biografia autorizzata, le cose erano in parte differenti.

Hai già in mente un piano di battaglia?

Inizia così, con una domanda dell’intervistato all’intervistatore. Tesio propone di procedere in ordine cronologico, e infatti Levi arriverà a parlare della resistenza, della sua cattura e dell’internamento a Fossoli, non oltre. Non ci sono riferimenti al periodo passato ad Auschwitz, solo qualche accenno alle esperienze lavorative subito dopo la guerra, null’altro. Continua a leggere

ALBUM FOTOGRAFICO DI GIORGIO MANGANELLI. Racconto biografico di Lietta Manganelli

Le biografie non sono tra le mie letture preferite, non sono neanche un appassionato di Giorgio Manganelli, lo conosco poco, ho letto due suoi libri e questo è tutto. Però questa è una biografia particolare: è la figlia Lietta Manganelli a raccontare il padre Giorgio, e lo fa partendo da centonove fotografie ordinate cronologicamente, che diventano presto, punto di partenza per divagare e raccontarci non tanto lo scrittore, ma l’uomo Manganelli, con tutte le sue debolezze e idiosincrasie.

Racconta Ginevra Bompiani che quando Calvino andò ad abitare a Roma attorno all’80, lo voleva incontrare e lo invitò a cena assieme ad Anna e Luigi Malerba, ma la cena fu un disastro, perché Manganelli arrivò molto prima e si volle mettere subito a tavola, per una specie di furia pignola che gli era venuta, sull’orario di cenare, per cui cenò da solo e se ne andò sgarbatissimo prima che gli altri si sedessero a tavola, questo per dire il suo carattere un po’ imprevedibile.

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LA PIÙ AMATA di Teresa Ciabatti

La più amata di Teresa Ciabatti è un libro che si divora e che divora a sua volta. La trama non lascia indifferenti, ma è soprattutto la scrittura a conquistare: convulsa, diretta, usa tutta la sua forza per colpire.
Teresa ha quarantaquattro anni e vuole ricostruire la storia di suo padre, Lorenzo Ciabatti, il “Professore” con un misterioso anello al dito. Un padre bugiardo, anaffettivo, distante, che gioca a fare Dio “costruendosi una schiera di debitori” nel piccolo comune di Orbetello, in cui è primario presso l’ospedale locale.
Nomi noti affiorano alla memoria di quell’“adulta incompiuta” che Teresa crede di essere: Licio Gelli, Amintore Fanfani, Junio Valerio Borghese, persino Robert Wood Johnson II…
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LE BRACI di Sándor Márai

Qualcosa, nella vita di un uomo, arde silenziosamente sotto la superficie, alimentando un tormento che diventa al contempo veleno e nutrimento. A questo allude il titolo italiano del romanzo di Sándor Márai, Le braci: la storia di un’amicizia finita e dell’incontro che spezza una lunga separazione.
In questa vicenda claustrofobica (quasi tutto si svolge nella sala da pranzo di un castello sui Carpazi), il ricordo di un indicibile mistero tiene il lettore col fiato sospeso, sollevando dubbi e curiosità che accrescono la tensione.
Henrik è un uomo anziano, generale della Guardia reale, che vive in compagnia della fedele governante. È in attesa di Konrad, suo fraterno amico dai tempi del collegio militare di Vienna. I due non si vedono da quarantuno anni. L’ultima volta, durante una battuta di caccia, è accaduto qualcosa che ha spinto Konrad lontano, fino ai Tropici.

Non ebbero bisogno di stringere patti di amicizia come fanno di solito i ragazzi della loro età, che indulgono con passionalità enfatica a rituali ridicoli e solenni, nella forma inconsapevole e grottesca in cui il desiderio si manifesta tra gli uomini quando decide per la prima volta di strappare il corpo e l’anima di un’altra persona al resto del mondo per possederla in maniera esclusiva.

Al temperamento militare di Henrik si contrappone la sensibilità artistica di Konrad, alla ricchezza della famiglia del primo, la povertà della famiglia del secondo. Ma non è stato niente di tutto questo a dividerli. Continua a leggere

LA PASSIONE SECONDO MATTEO di Paolo Zardi

Attendevo l’uscita del nuovo romanzo di Paolo Zardi con trepidazione, dopo aver apprezzato le pagine di “XXI secolo”. Sono stato ripagato. La capacità più grande di quest’autore sta, a mio avviso, nella leggerezza, nella precisione, nella perfezione con cui le parole che sceglie – pennellate di maestro, vivide e mai scontate  – tratteggiano interiormente ed esteriormente i personaggi, anche quando le vicende che li vedono protagonisti sono “difficili” o essi sembrano solo secondari.

Mentre il capotreno fischiava la partenza, Matteo aveva abbracciato di nuovo Maura; salendo sul vagone si era girato a guardarla. Stava dritta, in piedi, con i bimbi a fianco, uno per parte, e sorrideva gentile, trattenuta. Aveva un’aria da vecchia; con una mano sulla fronte si proteggeva dal sole ancora alto, nascondendo gli occhi socchiusi. Uno spettacolo ottocentesco, da romanzo russo. La prima volta che Matteo l’aveva vista, a una festa di carnevale, aveva notato i denti piccoli e le gengive che si scoprivano a ogni sorriso, e aveva pensato che non fosse bella. L’aveva pensato prima di iniziare ad amarla – prima che l’attrazione diventasse un’opzione non necessaria – e quel ricordo ogni tanto tornava a tormentarlo, come una colpa che non era riuscito a rimuovere del tutto, un’incrostazione resistente a ogni assalto. La guardo ancora un po’, e dietro quel sorriso vide un’ombra scura che ormai aveva imparato a riconoscere.

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IL PARTIGIANO EDMOND di Aharon Appelfeld

«Edmond, scappa. Corri.» è con queste parole che Edmond, ragazzo di diciassette anni, scappa per un soffio alla deportazione ed entra in una banda di partigiani.
Siamo in Ucraina: è l’ultimo anno del secondo conflitto mondiale.
Il gruppo è capeggiato dal carismatico comandante Kamil: «non è una persona religiosa nel senso comune del termine, ma tutto il suo essere esprime stupore: a volte davanti a una pianta o a un fiore, a volte davanti a una parola.» e sarà per Edmond una figura centrale.

Da quando mi sono unito ai combattenti sono cambiato radicalmente. Solo un anno fa ero seduto sui banchi di scuola, un giovanotto di media statura, occhialuto, assai bravo negli studi.

Sotto il comandando di Kamil e del vicecomandante Felix – un uomo di poche parole, ma di grande umanità – il gruppo si nasconde dall’esercito tedesco nella foresta ucraina con l’obiettivo di raggiungere una vetta, luogo geografico e spirituale. Continua a leggere

LE NOSTRE ANIME DI NOTTE di Kent Haruf

“Questo libro è per chi è stato ad Holt e non vede l’ora di tornarci, ma è soprattutto per chi, a Holt, non ci è ancora mai stato.”

Finalmente ritorno ad Holt, l’immaginaria cittadina del Colorado, in cui Kent Haruf aveva ambientato la sua Trilogia della pianura (Benedizione, Canto della pianura, Crepuscolo) e dove vuole riportare i suoi lettori con questo suo ultimo romanzo, edito NNeditore.
È un ritorno a casa, quindi, quello che ho vissuto con Le nostre anime di notte perché, fin dalle prima righe, ritrovo lo stile chiaro, essenziale, leggero di questo autore che mi è rimasto nel cuore dopo aver divorato non solo la sua trilogia, ma inevitabilmente anche questo ultimo romanzo.
Le nostre anime di notte è un libro che nella sua assoluta semplicità, distintivo di Haruf, si fa fatica a dimenticare. Continua a leggere