JULIE DE CARNEILHAN di Colette

Allegri, protetti contro le avversità da una frivolezza che assomigliava al coraggio e che spesso lo generava.

Si potrebbe parlare per ore di Julie o con Julie e comunque non la si capirebbe, si uscirebbe fuori dalla conversazione confusi, appannati, inchiodati alla certezza di una bellezza senza fine né tempo che non smetterà mai di stupirci e affannarci. Eppure, a un primo sguardo superficiale, (superficiale come Julie), si potrebbe cadere nel fatale errore di credere che non ci sia nulla da capire, da approfondire. Colette ci dipinge un personaggio chiaro tanto nell’aspetto esteriore quanto in quello interiore: una donna bella, di buona famiglia, attaccata alle sue abitudini e ancor di più a sé stessa, al tempo che passa e la rende più bella, liscia, superficiale. E allora ci può venir da credere che Julie la conosciamo l’abbiamo incontrata forse un migliaio di volte nella vita o tra le righe di un libro. Però poi qualcosa cambia: Julie incontra il suo ex, Herbert d’Espivant.

L’una e l’altra volevano solo abbandonarsi a cuor leggero a un qualcosa che non avrebbe mai potuto essere chiarito

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L’OTTAVA VITA (PER BRILKA) di Nino Haratischwili

L’ottava vita (per Brilka) è un romanzo di Nino Haratischwili, scrittrice e drammaturga nata a Tbilisi, in Georgia, nel 1983 ma che vive in Germania e scrive in lingua tedesca. Il suo romanzo profuma del “grande romanzo storico” dell’ottocento, con l’eco evidente di Guerra e pace contaminato con pillole di “sano” realismo magico à la Marquez, tra pozioni metafisiche (la cioccolata, ricetta miracolistica del capostipite, stigma della speranza e della morte) e morti che ricompaiono imperterriti a suggerire la vita ai vivi.

La storia cavalca e scollina il cosiddetto secolo breve: dal 1900 al 2007. L’occhio del lettore vede: la prima guerra mondiale, la rivoluzione d’ottobre, la guerra civile nell’URSS, la seconda guerra mondiale, la guerra in Vietnam, Michail Gorbaciov e la sua perestroika, il disgregarsi dell’URSS e la nascita della repubblica della Georgia.

Il libro è per alcuni versi profetico: per capirlo, basta accettare la chiave di lettura dell’isomorfismo tra movimento centrifugo e contro-movimento centripeto di una famiglia georgiana e dinamica disgregativa delle repubbliche sovietiche, seguita dall’attuale tentativo putiniano di ricostruzione dell’Unione. Continua a leggere

A CASA di Judith Hermann

Il ricordo la coglie inaspettatamente. Quella volta in cui ha rischiato di partire per Singapore, su una nave da crociera con due perfetti sconosciuti. Erano un mago e la moglie. Lui l’aveva vista alla stazione di servizio e si era avvicinato: “sono un mago e tu sei bassa abbastanza”. Così le aveva detto, intendendo il numero che aveva in mente di preparare. Cercava una ragazza da mettere in una scatola e tagliare a metà. Con questo avrebbero debuttato sulla nave da crociera. È quasi partita. All’epoca lavorava da poco alla fabbrica di sigarette, catena di montaggio, nulla di speciale.

Guardavo la taglierina che sezionava il cilindro in singole sigarette, ne cadevano giù a migliaia, tutte quelle sigarette che poi la gente in città avrebbe fumato. Prima di entrare al lavoro. In pausa pranzo. Dopo mangiato. Durante un litigio. Durante l’amore e dopo l’amore.

Però aveva quel piccolo monolocale che, la sera, si illuminava del colore della scritta al neon del locale di fronte. Non è partita. Continua a leggere

LA CURA DELL’ACQUA di Sophie Mackintosh

Il genere maschile ha un virus che intacca quello femminile. Al solo tocco di un uomo, la donna riporta lividi, escoriazioni e nevrosi, diventa volubile e inizia a provare quel desiderio che la condurrebbe alla morte.

Le donne che si sono lasciate toccare fuggono dalla terra ferma verso l’isola che ospita un vecchio albergo dismesso. Lì vivono quattro donne e un uomo che sono riusciti a curarsi grazie all’acqua. Loro sono le uniche persone che possono salvarle.

Parte di ciò che rendeva il vecchio mondo così terribile, così propenso alla distruzione, era una totale mancanza di preparazione per le energie personali spesso chiamate sentimenti. Mamma ci ha parlato di questo tipo di energie. Pericolose soprattutto per le donne, essendo i nostri corpi già così vulnerabili, in modi in cui i corpi maschili non lo sono.

La mamma e King hanno ideato la cura dell’acqua. La testa viene tenuta sotto finché i polmoni iniziano a gridare. Inutile dimenarsi, loro sanno esattamente quando rialzarle dall’acqua. Un attimo prima della fine. Ancora, bere l’acqua di mare ripulisce l’organismo. Basta qualche bicchiere per scatenare il vomito e bisogna continuare finché la saliva non è rosa e tutto è stato ripulito. Continua a leggere

IL PECCATO di Josephine Hart

Cosa sarebbe successo se fossi nata per prima? Lei sarebbe stata… come me? Cosa sarebbe successo se Set, il terzo figlio dopo Caino e Abele, fosse stato il primogenito? Cosa sarebbe successo se il Signore fosse stato contento del dono di Caino? Caino avrebbe mai risvegliato il mostro che dormiva dentro di lui? Scelsi la veste da indossare. Non avevo, capite?, grandi piani. Perché non ero ambiziosa. Non avevo bisogno degli applausi del pubblico. Ero spirituale per natura. Una creatura spirituale e maligna. Credo che ce ne siamo molte, in giro.

Difficile spiegare perché leggere Il peccato di Josephine Hart, anzi, a dirla tutta, sarebbe molto più facile spiegare perché non si dovrebbe leggerlo. Primo motivo fra tutti è che questo è il libro dell’odio, della rabbia, del rancore e della vendetta; mai mi ero mai avvicinata ad un libro infestato di tutte queste emozioni negative eppure, ad oggi, non ho nessun rimpianto. E questo grazie a come l’autrice, attraverso la sua scrittura, permette al lettore di scivolare su parole amare e scene brutali con la tranquillità, l’indifferenza e perché no, con l’ironia che solo la totale assenza di sentimento può provocare. Continua a leggere

TEORIA E PRATICA DI OGNI COSA di Marisha Pessl

Blue Van Meer ed il padre Gareth conquistano e abbandonano città come fossero tappe di una mappa del tesoro. La madre è morta quando Blue aveva cinque anni, lasciandole il nome della farfalla preferita della sua collezione, la Cassius Blue.
Il padre le racconta spesso di quanta dedizione ci mettesse a contattare venditori privati per tutto il paese al fine di conquistare delle nuove ali da aggiungere alle teche della sua collezione. La stessa irremovibile volontà è quella che spinge lui oggi a non mettere radici: arrivano in una città, il padre tiene le conferenze accademiche che il suo lavoro gli impone e poi ripartono, lasciando indietro una scia di scarabee ammaliate e straziate dal suo fascino di uomo inconcludente.

Il destino dell’uomo è determinato dalle vicissitudini dell’ambiente o dal libero arbitrio? Io propendo per il libero arbitrio, poiché ciò che pensiamo, ciò a cui dedichiamo i nostri pensieri – siano sogni o paure – esercita un effetto diretto sul mondo fisico. Più si pensa alla propria disfatta, alla propria rovina, più grande è la probabilità che essa si verifichi. Viceversa, più si pensa alla vittoria, più sarà probabile ottenerla.

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IL CANTO DI CALLIOPE di Natalie Haynes

«Cantami, o Musa» dice, e dall’urgenza nella voce si capisce che non è una richiesta. Se fossi incline a soddisfare il suo desiderio, potrei dire che affila il tono sul mio nome come fa un guerriero quando passa il pugnale su una pietra abrasiva, preparandosi alla battaglia dell’indomani. Ma oggi non sono dell’umore per fare la musa. Forse lui non ha pensato a cosa significa trovarsi nei miei panni. Certo che non ci ha pensato: come tutti i poeti, pensa solo a se stesso. È incredibile che non abbia considerato quanti altri uomini ci sono come lui, ogni giorno, tutti lì a pretendere la mia attenzione incondizionata e il mio aiuto. Di quanta poesia epica c’è davvero bisogno al mondo?

Chiunque conosce la storia della guerra di Troia, chiunque conosce e sospira il nome del grande e possente Achille, dell’astuto Odisseo e del saggio Ettore, e tutti conoscono la fine della storia, nonché la fine eroica di questi eroi, baluardi e rappresentazioni del coraggio stesso. Continua a leggere

L’ANNO DEL PENSIERO MAGICO di Joan Didion

Il cambiamento si insinua, senza far rumore, nel claustrofobico spazio tra il prima ed il dopo. Tra i due, tuttavia, è solo il secondo a catturare la nostra attenzione. Joan Didion ne è la prova.

La vita cambia in fretta. La vita cambia in un istante. Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita. Il problema dell’autocommiserazione.

Una sera, al ritorno dalla visita in ospedale alla figlia Quintana, Joan è pronta a sedersi a tavola con il marito John, consumare una cena riscaldata e poi, chissà, magari scrivere. Magari leggere. Magari parlare del fatto che la loro figlia sia stesa in un letto d’ospedale. Non dovrebbe essere il contrario?

Tuttavia, John ha finito il tempo. Scade poco prima della cena, nel bel mezzo del salotto. Arresto cardiaco. Era significante il prima? Come hanno sempre tenuto a ripeterci, ogni istante della vita dovrebbe essere importante. Eppure nel dolore, conta solo il dopo. Il prima è un’aggravante. Continua a leggere

LO DICIAMO A LIDDY? di Anne Fine

L’amore è un pappone insipido che sobbolle sul fuoco, sempre nutriente, sempre caldo. L’odio invece è una torre incrollabile, una colonna di fuoco. La sua mera energia incandescente può alimentare giorni e giorni di stizza, notti e notti di rancore.

Il sottotitolo del romanzo Lo diciamo a Liddy? di Anne Fine è Una commedia agra. Definizione azzeccatissima per questa storia di legami familiari complicati, di rancori sotterranei, di alleanze e conflitti tra quattro sorelle con caratteri diversi e molto ben definiti: Bridie, assistente sociale, solida custode dei ricordi familiari e grande organizzatrice delle riunioni di famiglia; Heather, professionista arida ed egocentrica; Stella, frivola consumatrice, e infine Liddy, emotiva e fragile. Con i loro mariti, figli, fidanzati, le sorelle Palmer costituiscono un variopinto intreccio di nevrosi, segreti, bugie, equilibri in continuo smottamento e riassestamento. Eppure inseparabili, sempre in contatto, a scambiarsi telefonate, visite, confidenze. A volte, come nel caso di Bridie, a scapito della famiglia che si è creata, alla quale dedica meno energie e meno attenzione. Continua a leggere

MEMORIE DI ADRIANO di Marguerite Yourcenar

La convenzione ufficiale vuole che un imperatore romano sia nato a Roma, ma io sono nato a Italica; a quel paese arido e tuttavia fertile ho sovrapposto in seguito tante regioni del mondo. La convenzione ha del buono: dimostra che le decisioni dello spirito e della volontà hanno la meglio sulle circostanze. Il vero luogo natio è quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi: la mia prima patria sono stati i libri. In minor misura, le scuole.

Chissà se mentre scriveva Le memorie di Adriano la scrittrice Marguerite Yourcenar era consapevole di scrivere uno dei libri capolavoro della letteratura del ‘900, quello che è sicuro è che ci è riuscita.
Pubblicato nel 1951, Le memorie di Adriano è l’incontro perfetto tra due delle più nobili e fondamentali materie umanistiche, letteratura e filosofia.
Difficile da descrivere, quasi impossibile raccontarlo, il romanzo di Marguerite Yourcenar ci porta oltre la vita proprio quando sta per finire, quando ci regala il suo ultimo scherzo nostalgico per ricordarci che comunque siamo ancora vivi e che comunque le cose possono ancora cambiare. Continua a leggere

JANE SEYMOUR, LA REGINA PIÙ AMATA di Alison Weir

Jane si tolse la ghirlanda di fiori che indossava, perché i fiori stavano appassendo, e si lisciò le lunghe trecce. Erano color paglia chiaro, e luccicavano come fili di seta sulle spalle.

[…] Erano il suo unico motivo di vanto. Per il resto, aveva gli zigomi poco pronunciati, il naso troppo grosso, il mento troppo appuntito, la bocca troppo piccola, la pelle troppo bianca.

Plain Jane: Jane la scialba, l’ordinaria. Questa sembra essere la definizione riservatale da messire Chapuys, ambasciatore dell’imperatore Carlo V presso la corte inglese. E non più generosi sono il ritratto di Hans Holbein il Giovane o la descrizione di Alison Weir, autrice del romanzo che ne dipinge la vita Jane Seymour, la regina più amata – Le sei regine Tudor (ed. Beat, trad. dall’inglese di Maddalena Togliani). Eppure, Jane è stata davvero la moglie più amata da Enrico VIII, la “rosa inglese” accanto alla quale ha scelto di riposare in eterno a Windsor. Continua a leggere

IL GIARDINO SEGRETO di Frances Hodgson Burnett

“Quando hai un giardino, hai un futuro e se hai un futuro, sei vivo”, scriveva Frances Hodgson Burnett, autrice di uno dei più iconici romanzi in lingua inglese: Il giardino segreto.

L’immagine di un giardino appartato come posto sicuro, rifugio per il corpo e per la mente è molto contemporanea e mi ha motivata a rileggere il libro nella nuova traduzione di Giancarlo Carlotti per l’Universale Economica Feltrinelli/Classici.

Ho scelto l’edizione completata dal racconto inedito Il mio pettirosso che ha come protagonista proprio quell’uccellino simbolo stesso del luogo in cui vive. Burnett ricorda, tra le tante ricevute, la lettera di una lettrice che le chiede se avesse posseduto davvero il famoso pettirosso, vista la descrizione così plausibile presente nel romanzo. La scrittrice risponde raccontandole la breve storia dell’intima amicizia con Tweetie, alato abitante di un roseto nel Kent. Le rose, l’albero sotto il quale sedeva a scrivere, il giardino in parte recintato da mura in mattoni rossi e la villa stessa in cui viveva oltre, naturalmente, all’uccellino saranno di ispirazione per Il giardino segreto. Continua a leggere

MISS AUSTEN di Gill Hornby

Cassandra era l’esecutrice letteraria della sorella; la custode della sua fiamma; la protettrice del suo lascito.

Sembra che Jane Austen abbia scritto migliaia di lettere ma sono poco meno di duecento quelle che possiamo leggere. Sembra sia stata Cassandra, l’amata sorella, a distruggere la parte più ingombrante dell’epistolario. Con Miss Austen (Ed. Beat, traduzione di Alessandro Zabini), Gill Hornby vuole mettere la penna nelle mani di Cassy per consentirle di raccontare la storia di Jane come avrebbe dovuto essere ma anche per renderla infine protagonista dopo la morte dell’attrice principale.

Cassandra, come una moderna consulente d’immagine, insegue il proprio obiettivo di idealizzare la reputazione di Jane fino a Kintbury, il luogo che avrebbe dovuto accoglierla da sposata, in quel breve sogno di vita ordinaria che non si è realizzato. E qui, la “semplice, buona, onesta” canonica, prima ancora delle lettere, illumina i ricordi e permette a noi di vedere meglio nella sua vita. Continua a leggere

Annie Ernaux — SCRIVERE È DARE UNA FORMA AL DESIDERIO. Conversazione con Pierre Bras

“Tra le maggiori e più originali scrittrici francesi contemporanee, Ernaux è autrice di libri intensissimi, scritti in una prosa essenziale con il passo dei classici, che hanno conquistato un vasto pubblico di lettori…”

E così a leggere la quarta di copertina si capisce la ratio di questo librino: andare a pescare in quel vasto pubblico di lettori pronti a sùggere ogni sillaba di Ernaux. 

Cos’è questo libro? Una conversazione con Pierre Bras. Altro non ci è dato sapere.

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HEIMAT di Nora Krug

Come fai a sapere chi sei, se non sai da dove vieni?

Nel panorama dell’editoria contemporanea non è raro scovare graphic novels preziose, vere e proprie chicche di autori capaci di arricchire testi importanti con immagini evocative e poetiche. È il caso di “Heimat. Un album di famiglia” dell’illustratrice tedesca naturalizzata statunitense Nora Krug. L’autrice racconta il suo percorso di ricerca per ricostruire la storia della sua famiglia durante la seconda guerra mondiale. 

Cresciuta nella Germania del dopo muro, Nora Krug ha da sempre dovuto fare i conti con la propria identità di tedesca e con la colpa del suo popolo agli occhi dell’Europa e del mondo intero. È una colpa che si è incollata addosso ai tedeschi, che dal secondo dopoguerra cercano di espiare con il rigore morale e con l’affidabilità tecnica dei loro prodotti industriali. 

Essere FEHLERFREI (esenti da errori) era il nostro obiettivo universale. Le penne dei professori dividevano i nostri quaderni in giusto e sbagliato, e la chiarezza dei segni rossi era rassicurante quanto impetuosa.”

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