Se si pensa a Viriginia Woolf, molto spesso ci viene in mente la figura di una donna intellettuale, colta e un po’ snob. Ma leggendo il prologo e i due saggi di questo piccolo libro edito da Passigli, intitolati Come si dovrebbe leggere un libro? uscito nel 1926 sulla Yale Review e Che effetto fa un contemporaneo uscito nel 1923, viene naturale chiedersi se quell’aggettivo, snob, sia davvero così fondato.
Questo perché in questi saggi non c’è davvero niente dello snobismo di certi critici/intellettuali. Al contrario, sin dal prologo, l’autrice si trova perfettamente concorde con Samuel Johnson, che dalla sua posizione di critico e saggista, affermava: “è al senso comune dei lettori, non corrotti dai pregiudizi letterari, che alla fine deve essere rimessa l’attribuzione dei massimi onori poetici”. Il concetto di lettore comune, ovvero di colui che legge per il proprio piacere, senza impartire lezioni o cercare di cambiare il giudizio del prossimo, è alla base di questi due saggi.
Nel primo, Come si dovrebbe leggere un libro?, che fu scritto in occasione di una conferenza in una scuola femminile, la Woolf inizia affermando che l’unico consiglio su come leggere un libro è quello di non accettare consigli, ma piuttosto di abbandonarsi al proprio personale istinto per trarre poi le proprie conclusioni. Questo perché la qualità più importante in un lettore è proprio la sua indipendenza che, comunque, va controllata ed educata per poter trarre il meglio dalle proprie letture.
Mi sento libera di proporre alcune idee e suggerimenti, visto che voi non vi lascerete limitare nella vostra indipendenza, il più grande pregio che un lettore possa avere. D’altra parte, quali leggi si possono formulare sui libri? Non c’è alcun dubbio che la battaglia di Waterloo sia stata combattuta un certo giorno; ma Amleto è migliore di Re Lear? Nessuno può dirlo. Ognuno di noi deve risolvere la questione per proprio conto.
Quindi, da dove bisogna cominciare? Qui Virginia Woolf indica i generi letterari (narrativa, poesia e biografia), non solo in quanto cataloghi, ma piuttosto per dirci che da ciascuno di essi è giusto prendere quello che possono darci. Dobbiamo però mettere da parte i nostri pregiudizi e sforzarci di immedesimarci nell’autore, che nel caso di un romanziere, scrivendo ha cercato di costruire qualcosa con una struttura e delle regole. Per comprenderlo fino in fondo, ci invita a provare a scrivere e scoprire così le difficoltà dell’autore, ma anche per apprezzare il talento dei grandi romanzieri. L’autrice cita Austen, Defoe e Hardy, i quali pur differendo tra loro, hanno costruito e regolato un mondo, il proprio personale mondo, nato dal loro personale punto di vista.
Ciò che Virginia Woolf spiega e descrive nelle trenta pagine del suo primo saggio mi ha toccato molto da vicino, perché descrive e svela l’iter che molti lettori comuni, compresa la sottoscritta, seguono per diventare, si spera, lettori più consapevoli.
Sarebbe sciocco, dunque, pretendere che nel processo della lettura la seconda parte, quella del giudizio, del confronto, sia semplice quanto la prima, quella di spalancare la mente al rapido affollarsi di innumerevoli impressioni. Continuare la lettura senza il libro davanti a voi, giustapporre l’ombra di una forma ad un’altra, aver letto ampiamente e con tale capacità di comprensione da poter fare confronti vivi e illuminanti: questo è difficile. E ancora più difficile è spingersi oltre e dire: “Non solo è un libro di questo tipo, ma il suo valore è questo; qui è fiacco, mentre qui risolve bene; questo è brutto, ma questo è bello”.
Sono sempre stata una lettrice curiosa, talmente curiosa che ho iniziato a leggere biografie di personaggi storici o meno, presto, a circa tredici anni. Mi piaceva e mi piace ancora sbirciare nella vita di un autore, re, regina e scoprirci attimi di umanità e quotidianità e, proprio come afferma la Woolf, alla fine, pagina dopo pagina, quelle vite rimandano ad altre. Citazioni, allusioni, personaggi secondari, le loro stesse opere, hanno catturato la mia attenzione, la mia curiosità e mi hanno fatto giungere a un altro libro, un’altra biografia, un’altra raccolta di poesie, un altro romanzo, una concatenazione di scoperte e letture che continua tutt’oggi e che considero tra i miei beni più preziosi. Qui la Woolf si domanda, però, fino a che punto la vita di un autore possa influire sulla sua opera e se sia giusto che la simpatia o l’antipatia che ci ispira condizionino il nostro giudizio. Per Virginia non può esserci una risposta definitiva, essendo la questione estremamente personale. Quello che ci dice però è che, queste biografie, queste vite, possono essere lette non necessariamente per comprendere la letteratura, ma più semplicemente per affacciarsi e gustare attimi di vita umana. Per la Woolf la lettura-spazzatura non è altro che questo, un cumulo di ricordi, attimi e gocce di vita umana, che non hanno niente a che fare con l’”arte”, ma che è sempre piacevole scovare in un capitolo, in poche righe e parole. E il momento in cui ci stanchiamo di tutto questo, dei fatti, come li chiama lei, ecco che è la poesia ad attrarci, la sua astrattezza e profondità, il suo modo immediato di scuoterci e farci provare ogni tipo di emozione.
Tuttavia, a lungo andare ci stanchiamo della letteratura-spazzatura. (…) Non possono offrirci nulla più dei fatti, e i fatti sono una forma di narrazione del tutto limitata. Per questo, in noi cresce il desiderio di piantarla con le mezze-affermazioni e le approssimazioni; di smettere di rintracciare le minime sfumature del carattere umano, per assaporare la parte più astratta e la più vera dell’invenzione. Per questo, in noi sorge uno stato d’animo, intenso e generalizzato, incurante dei dettagli ma scandito da un battito regolare e cadenzato, la cui espressione naturale è la poesia; ed è questo il momento di leggere la poesia…quando siamo quasi in grado di scriverla.
Ma non sono forse criminali i libri che hanno sprecato il nostro tempo e la nostra fiducia? E gli scrittori di libri falsi, di libri fasulli, libri che ammorbano e imputridiscono l’aria, non sono forse i più insidiosi nemici della società, corruttori e profanatori? Che i nostri giudizi siano severi, dunque, e che ogni libro venga confrontato con il più grande nel suo genere.
Come leggere un libro
di Virginia Woolf
tradotto da Daniela Sandid
Passigli Editori (Le Occasioni)
pp. 59
euro 7,50