Gli anni al contrario è una storia d’amore e di formazione nella provincia italiana, che si dipana tra fine anni Settanta e fine Ottanta. L’azione si svolge a Messina, dove Aurora e Giovanni si incontrano nel 1977. Sono due ragazzi che provengono da ambienti diversissimi, Aurora è la figlia del direttore del carcere, “il fascistissimo” Silini; Giovanni, figlio di un padre comunista. Le famiglie sono diverse, loro sono diversi: lei brava nello studio, lui cerca di fare il ribelle senza mai riuscirci davvero.
Aurora e Giovanni proveranno a crescere insieme, ognuno col proprio carico di frustrazione per una vita che non va come dovrebbe, una vita che resiste e respinge i tentativi di affermazione per evasione di Giovanni, e quelli di Aurora che vuole diventare se stessa oltre quel bagno dove fin da bambina era costretta a rifugiarsi per realizzare quei pochi momenti di felicità che riusciva a strappare alla casa paterna e a quella vita.
Seduta sul gabinetto, Aurora Silini si tappò le orecchie per concentrarsi sul libro di geografia che teneva aperto sulle ginocchia.
In corridoio i fratelli si stavano picchiando, presto qualcuno avrebbe bussato, e solo fingendo una lunga e penosa evacuazione poteva tenersi quella stanza tutta per sé: il suo obiettivo era prendere un altro nove prima della fine del trimestre, anche se poi i genitori le avrebbero concesso al massimo un’occhiata distratta alla pagella. Di un’uscita premio neanche a parlarne
Ma non ci riescono. I problemi e le inadeguatezze al proprio tempo e alla propria vita invece di dissolversi tendono a coagulare e crescere.
E poi nasce Mara, nasce in assenza del padre, Giovanni è altrove, a manifestare, a rincorrere un posto altro in un mondo altro, una non-presenza che si farà sempre più costante nella vita della piccola.
La bambina nacque con enormi pupille nere e fissò tutti con aria interrogativa. L’avvocato e il fascistissimo convennero su un punto: uno in tribunale e l’altro in carcere avevano incontrato mafiosi e assassini, eppure nessuno li aveva spaventati allo stesso modo. – Lo sguardo di questa picciridda mi inquieta più di quello dei delinquenti, almeno loro parlano!
Il distacco tra Giovanni e Aurora è inevitabile, le loro strade prenderanno direzioni diverse, Aurora a crescere Mara e Giovanni risucchiato in un vortice autodistruttivo.
Ne Gli anni al contrario c’è la Grande Storia ma non solo: dalla lotta armata al muro di Berlino, dal femminismo all’eroina, c’è la provincia di un Paese che sta cambiando e che forse non riesce a cambiare abbastanza, e c’è l’amore e ancora altro.
Nadia Terranova in poche pagine tiene assieme un periodo di tempo piuttosto ampio, e lo evoca con una buona quantità di dettagli, ma rimane pur sempre un evocare.
La temperatura sale con lo scorrere delle pagine, e pur adottando un tono che ha poche oscillazioni, la materia narrativa prende la sua forma migliore quando lo sfondo (gli anni settanta) lascia il campo quasi del tutto, ed emergono con maggior intensità i personaggi nelle loro vite, interconnesse in un modo labile eppure tenace.
Con una lingua secca e senza compiacimenti, priva di caratterizzazioni regionali, Nadia Terranova riesce ad agganciare il lettore fin dalle prime pagine e senza indecisioni. La scrittura, più che sobria, nei punti migliori è chirurgica nella prima parte del romanzo e delicata in modo feroce nella seconda, ma sempre precisa e levigata fino alla semplicità.
Dall’inizio alla fine la voce che ci accompagna non è nulla più di questo, una voce, fino all’epilogo, e lì scopriremo chi ci ha messo a parte di questa storia liminale, una storia di provincia unica come tante.
Gli anni al contrario
di Nadia Terranova
Anno 2015
Einaudi Stile libero Big
pp.152
€ 16