Raramente mi sono imbattuto in un romanzo giallo storico dal respiro così ampio e così accuratamente costruito, appena l’ho terminato mi è venuta in mente la definizione: “kolossal”.
L’ambientazione è l’Etiopia del 1937, occupata dagli italiani. Gli autori sono tre: Marco Consentino, esperto di relazioni istituzionali, Domenico Dodaro, business lawyer, e Luigi Panella, avvocato penalista. L’idea, come si legge nelle note finali, nasce da una serie di documenti rinvenuti negli archivi di Stato da Luigi Panella e in questo romanzo, si scopre alla fine, c’è molta realtà e qualche invenzione letteraria.
«Bene, parola alla difesa. Chiedigli cosa ha da dire, se no di’ qualcosa tu».
Lo zaptié tradusse rivolto verso il vecchio, il quale gli rispose tranquillamente, parlando a lungo.
Lo zaptié esitò.
«Dai, forza! Tra un po’ viene a piovere! Che dice?».
«Dice che fucile è suo. Ha preso fucile a soldato italiano a battaglia Abba Garima, quando ragazzo. Era con fratello grande, con esercito grande imperatore Menelik. Italiano ha ucciso con fucile suo fratello e lui ha ucciso italiano con pietra in faccia. Preso fucile. Dice che ora suo tempo venuto, vecchio non teme morte. Va da fratello ad Abba Garima».
«Va bene, va bene. Basta così, ho capito».
Avevano capito tutti. Prese il foglietto che conservava ripiegato nell’ultima pagina del registro delle sentenze e lesse: «Allora, il giudice dichiara l’imputato colpevole e lo condanna alla pena di morte per impiccagione. Diglielo. A voce alta».
In seguito all’attentato avvenuto ad Addis Abeba nel febbraio del 1937 ai danni di Rodolfo Graziani, al tempo Viceré d’Etiopia, e alla successiva ritorsione sanguinaria da parte degli occupanti, l’Impero Italiano si trova a dover affrontare la resistenza dei partigiani etiopi, soprattutto nella regione del Goggiam.
Un magistrato militare integerrimo, Vincenzo Bernardi, viene incaricato di scovare e interrogare Gioacchino Corvo, un ufficiale a capo di una banda irregolare accusato di crimini di guerra contro la popolazione locale e per farlo deve raggiungere il Goggiam, la regione devastata dalla guerriglia. Lo affiancheranno in questa spedizione, oltre a un manipolo di soldati scelti, il sottotenente Vittorio Valeri, fotografo e autista e lo sciumbasci Welè Ghida. Bernardi e i suoi aiutanti si immergeranno nel “cuore di tenebra” di un colonialismo che, a dispetto degli edificanti cinegiornali d’epoca, dimostrerà tutta la sua sanguinosa brutalità, fatta di uso di gas, violenze insensate sulla popolazione ed esecuzioni sommarie.
Il villaggio era composto da una ventina di tucul, tutti bruciati. Non c’era un capo di bestiame. A terra, sembravano fagotti insanguinati, vecchi donne e bambini. Morti ovunque. Nessun uomo adulto. Avevano risparmiato le munizioni: una vecchia sgozzata a colpi di baionetta; un bambino abbracciato a un vecchio scheletrico, entrambi con il cranio sfondato; due ragazze sventrate, nude, con le interiora sparse a terra. Bernardi camminava tra il fumo e i cadaveri, apparentemente impassibile. I tuoni sempre più frequenti e le nuvole nere che si avvicinavano. Una scena spettrale.
La scrittura appare affascinante nella sua perfetta semplicità, a volte sarcastica, sempre sincera in tutti i frangenti. E parte integrante della narrazione sono i marconigrammi che scandiscono con precisa efficacia l’evolversi della vicenda
LEGIONE TERRITORIALE DEI CARABINIERI REALI DELL’ERITREA – TENENZA DI BAHAR DAR, N. 1/19 DI PROT. R.P.
OGGETTO: RELAZIONE RISERVATISSIMA SUGLI AVVENIMENTI CONCERNENTI LA RIVOLTA NEL TERRITORIO DELLE RESIDENZE DELLA GIURISDIZIONE DELLA TENENZA. AL COMANDO DEL GRUPPO DI DESSIÈ. […] TRA I TANTI ADDEBITI MOSSI AL RESIDENTE CAPITANO CORVO QUELLO DI ESSERSI FATTO SEGUIRE DAI MESLENIÉ PIÙ ODIATI DALLA POPOLAZIONE PER LA LORO RAPACITÀ ED OSEREI DIRE FEROCIA. CAPI INVERO FEDELI ESECUTORI DEGLI ORDINI DEL CAPITANO CORVO, MA NON TANTO PER AMORE DI RICOMPENSA, QUANTO PER TIMORE DI ESSERE IMPICCATI. TRA I CAPI IL PIÙ ODIATO IL CAGNASMAC NEGATÙ SEITÙ, UOMO DI MOLTA INTELLIGENZA, CAPO DEL SERVIZIO INFORMATIVO DELLA RESIDENZA, CONSIGLIERE E CONFIDENTE PERSONALE DEL CAPITANO, FUNZIONANTE DA PUBBLICO MINISTERO PRESSO IL TRIBUNALE DELLA RESIDENZA, SEMPRE IL PRIMO A CHIEDERE LA PENA DI MORTE SECONDO LE DIRETTIVE DEL CAPITANO CORVO, MORTALMENTE AVVERSATO DALLA POPOLAZIONE PERCHÉ PRIVO DI SENSO MORALE. […] FIRMATO: IL S.TENENTE COMANDANTE DELLA TENENZA, FOSCHI GIUSEPPE.
Mirabili sono i dettagli di vita vissuta che fanno piombare il lettore direttamente in quella realtà anche se distante un’ottantina d’anni.
Ne consiglio caldamente la lettura, per chi ha voglia di scoprire una realtà storica di cui si sa ancora poco, di divorare una storia mozzafiato, di capire che certe dinamiche mondiali attuali sono solo tristi ripetizioni di vicende storiche passate.
I fantasmi dell’Impero
M. Cosentino, D. Dodaro, L. Panella
Sellerio – Collana La memoria
2017
Pagine 552