Negli ultimi vent’anni ho vissuto in maniera schizoide tra Roma e Berlino. O meglio, ho vissuto a Roma continuando a passare dei mesi a Berlino e rimpiangendo il fatto di non viverci. Non c’è alcun motivo reale perché non mi trasferisca a Berlino, ma se mi trasferissi, smetterei di avere un solido rimpianto che mi tiene in vita tutti i giorni.
Con Niente di vero, romanzo pubblicato da Einaudi quest’anno e vincitore del Premio Strega Giovani, Veronica Raimo racconta una famiglia che potrebbe essere proprio la sua. Una famiglia dotata di ordinarie nevrosi, in cui i rapporti sono malsani e disturbati come nella maggior parte delle famiglie. Eppure ne viene fuori un libro divertente, leggero, i cui personaggi, con le loro meschinità, fisime, inadeguatezze, capacità manipolatorie, risultano simpatici e si guadagnano con facilità l’assoluzione di chi legge.
Non importa sapere quanto di vero possa esserci in questo romanzo che ha il sapore di un’autobiografia scanzonata. Potrebbe anche essere tutto inventato, o quasi, come sembra dire il titolo. Ma non è questo quello che conta. La madre, con la sua ansia incontenibile, il padre, con la sua patofobia e la mania di ridefinire gli spazi interni della casa, il fratello sleale, piccolo genio precocissimo e scrittore (anche il fratello dell’autrice è uno scrittore), e infine lei, Veronica, la voce narrante, con le sue difficoltà di adattamento: sono tutti personaggi credibili, raccontati con ironia, le cui vicissitudini non annoiano e incuriosiscono.
Insomma, si può scrivere un romanzo godibile anche in mancanza di fatti cruenti e drammi più o meno inverosimili: perché possono essere interessanti pure i nudi fatti reali (o almeno verosimili) e le trame in cui va in scena un quotidiano in cui “non accade niente”, nel senso che non accade nulla di troppo diverso dalle ordinarie, tragicomiche disavventure a cui il lettore va incontro ogni giorno.
Affiorano i momenti di malinconia, l’irrequietezza, le riflessioni sul senso di precarietà, ma attraversano le pagine in punta di piedi, regalandoci il ritratto teneramente buffo di una ragazza cresciuta negli anni Ottanta, che si chiama come l’autrice del romanzo e non ci importa sapere se e in che misura sia proprio lei o no.
A Berlino non ho un posto mio. Approfitto delle partenze degli amici, di amici di amici, di sconosciuti per occupare i loro appartamenti. Dalle prime fughe da casa dei miei genitori a oggi, in cui dopo una lunga convivenza mi ritrovo da sola in un monolocale di Roma, ho cambiato all’incirca settanta case. Non è un’iperbole, ho fatto l’elenco su un foglio, con tutti gli indirizzi, come fosse una lunga poesia di Ginsberg. Amo vivere nelle case degli altri. Scoprire i loro libri, i loro dischi, i loro gadget erotici, gli orgasmi dei loro vicini, usare il loro shampoo, bere il caffè nelle loro tazzine. Quel senso di straniamento mi fa sentire me stessa.
NIENTE DIVERO
Veronica Raimo
Einaudi
pp. 176
euro 18
La recensione, molto bella, chiara e intelligente – e come altrimenti potrebbe essere visto che a recensire è una bravissima scrittrice? – invoglia a leggere il romanzo, del quale Rosalia Messina rende tutta la profondità dietro alla leggerezza e all’ ilarità.
Grazie, Adelina, per il tuo affettuoso commento.
Complimenti, Rosalia Messina, per questa recensione che suggerisce la lettura di questo romanzo.
Grazie, cara Emma!