Penna a penna. Intervista con l’autore: Rosa Matteucci

RosaMatteucciQuando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
In seguito alla morte di mio padre, per un incidente d’auto e un caso di malasanità, sono andata in pellegrinaggio a Lourdes, esperienza da cui è nato l’omonimo romanzo con cui ho esordito nel 1998.
Alla seconda domanda non so come rispondere, non sono mai stata sicura di nulla. Non si “diventa” scrittori, non credo neppure si tratti di una qualifica, sulla carta di identità non si può adottarla. Continua a leggere

LA FELICITÀ È FACILE di Massimiliano Nuzzolo

felicefacileHappiness is easy cantavano i Talk Talk. E da qui il titolo del libro di Massimiliano Nuzzolo, La felicità è facile. Diciannove storie brevi, tutte indipendenti tra di loro ma unite da uno stesso filo conduttore, la morte, presente o solo accennata, e la facilità della felicità di potersi sgretolare in un attimo.
L’ambientazione che ricorre maggiormente è la terraferma veneziana, luoghi che l’autore conosce bene, una Mestre finta, anonima, ma proprio per questo, luogo in cui tutti si possono riconoscere.
Nuzzolo dà voce a personaggi ultimi, drogati, alcolizzati, depressi, ma anche a bambini o personaggi felici, la cui felicità è interrotta da fatti o circostanze che cambiano la vita.

Anna e io non siamo più gli stessi da quella volta. Continuiamo ad amarci, sì. Ma è come se la parola amore sia mutata nel suo significato più profondo, ne abbia assunto uno diverso, silenzioso, devastante.  (Anna e io)

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LA MACCHIA UMANA di Philip Roth

LaMacchiaUmana_RothTutti sanno che stai sfruttando una donna maltrattata e analfabeta che ha la metà dei tuoi anni.

Arriva così, perentoria come una sentenza, una lettera anonima a Coleman Silk, professore universitario di lettere classiche ormai in pensione. E da questo episodio prende spunto il titolo del primo capitolo del romanzo denso che è La macchia umana: Tutti sanno.
Durante gli ultimi anni del suo insegnamento, Coleman era stato allontanato dal college per un’infondata accusa di razzismo, dovuta al fraintendimento di un termine da lui utilizzato in un’accezione non discriminatoria nei confronti di due studenti di colore. E ora, a settantun anni, rimasto vedovo, sta vivendo una relazione con una trentaquattrenne che fa le pulizie nel college dove lui, fino a poco tempo prima, ha insegnato. Una vicenda troppo scontata perfino per farne del gossip soddisfacente, per i tutti che tutto sanno:

A settantun anni, ecco Faunia; nel 1998, ecco il viagra.

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PASSAGGIO IN SARDEGNA di Massimo Onofri

PassaggioInSardegna

Se ci si imbatte in Passaggio in Sardegna di Massimo Onofri è probabile che al termine della lettura si decida di fare le valigie e partire.

Se siete stati degli alunni disattenti è possibile che alle prime pagine possiate storcere il naso. Onofri è un docente universitario e di questo non fa certo mistero nel suo libro. Si ha a tratti l’impressione che l’autore faccia fatica a prendere congedo dalla sua cattedra, perché alcune pagine sono delle vere e proprie lezioni di storia e letteratura. Se avrete, però, la pazienza di proseguire potrete riscoprirvi allievi diligenti e curiosi e iniziare un viaggio piacevole e interessante. Continua a leggere

QUALCOSA DI VERO di Barbara Fiorio

qualcosadiveroIl romanzo di Barbara Fiorio: pieno, spumoso, fiabesco.
Non so cosa mi abbia davvero attratto di questo romanzo, forse le primissime parole – “Non è facile centrare una serratura con una chiave” – forse le parole che seguono poco più giù – “il qualcosa su cui inciampò alla fine delle scale (…) sembrava una piccola camicia da notte con una bambina dentro”-. Comunque sia, l’ho preso, senza conoscere nulla della sua scrittrice, e in una notte l’ho semplicemente finito.
Gli ingredienti sono selezionati e pur se apparentemente troppo “quotidiani”, di qualità: una “novenne” sensibile e intelligente, Rebecca, di quelle che ancora credono alle fiabe; una pubblicitaria quarantenne, Giulia, single e di successo, che con i bambini non ha niente da spartire se non le possibili percentuali di vendita di un prodotto sul mercato. Intorno, l’ufficio, la scuola, l’appartamento di Giulia, la camera di Rebecca dove le storie, quelle stesse storie che tutti abbiamo vissuto e amato, prendono una vita diversa, nuova, più autentica, forse, smaliziata e dura, forse. E poi c’è il pianerottolo, microcrocevia di un microuniverso, quello del palazzo, dove tutto comincia, accade ed evolve in altre possibili strade da percorrere. Continua a leggere

Penna a penna. Intervista con l’autore: Ilaria Palomba

ilariapalombaQuando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
Ero molto piccola, sette anni mi sembra. Allora volevo fare l’astronauta. Ero una bambina piuttosto sola, i miei lavoravano tutto il giorno. Avevo degli amici ma non riuscivo a sentirmi bene con gli altri, ero una specie di alieno, non riuscivo a entusiasmarmi per le cose che piacevano a tutti: i cartoni animati, i videogame, i giochi di gruppo. Mi piacevano i film di Charlie Chaplin e mi piaceva la gente assurda, gli incompresi. Una volta mia madre portò a casa un dipinto di un ragazzo con una grave malattia cardiaca. Era un cuore anatomico diviso e intersecato da vene, una parte bianca, l’altra nera. Per me erano il Bene e il Male. Faceva paura. Non so perché ma fu proprio questo il primo momento in cui scrissi. Continua a leggere

IL MATRIMONIO DI MIO FRATELLO di Enrico Brizzi

cover_-Il-matrimonioAvevo abbandonato Enrico Brizzi col suo Jack Frusciante molto tempo fa e sono tornato a leggerlo dopo la bellezza di vent’anni. Premetto che Jack Frusciante mi era piaciuto parecchio con il suo modo molto originale (per allora) di piegare la lingua narrativa al parlato degli adolescenti dei primi anni novanta. Nel frattempo l’autore ha percorso sentieri letterari diversi, legati soprattutto alla sua passione per il camminare e per la musica.
È tornato al romanzo “classico” con Il matrimonio di mio fratello, edito da Mondadori nel novembre del 2015. Si tratta di un’epopea familiare, i Lombardi, ambientata a Bologna che ripercorre la vita di due fratelli fino a ritrovarli quarantenni nel mondo di oggi. I protagonisti sono Teo, un trentanovenne cresciuto nell’ombra, desideroso di una vita godereccia e incardinata nelle certezze di un lavoro sicuro nell’azienda, la Vortex, in cui suo padre è un dirigente e Max, di tre anni più vecchio, uomo di ideali  e dal carattere ribelle, che ha deciso di vivere la sua vita sfidando le montagne. Continua a leggere

Penna a penna. Intervista con l’autore: Christian Mascheroni

CHRISphoto2016Quando hai cominciato a scrivere? Eri sicuro di voler diventare uno scrittore?
Innanzitutto ciao a tutti come state? Spero bene! Ok, ora sono pronto per rispondere: ho iniziato sin da quando avevo 6 anni. Ricordo che prima ancora di saper scrivere e leggere, mia madre mi aveva portato dentro il meraviglioso mondo dei libri leggendomeli prima di dormire ed io già da bambino volevo essere dall’altra parte, ovvero nelle vesti del narratore. Pensavo, guardando le foto degli scrittori sulle quarte di copertina, che avessero poteri magici e che fossero persone speciali. Perciò sin da quell’età non vedevo l’ora di diventare anche io speciale, magico; diventare come loro uno scrittore capace di portare le persone dentro le storie. Continua a leggere

SE QUESTO È UN UOMO di Primo Levi

SeQuestoeUnUomo_Cavaglion“Se questo è un uomo -un libro che reincontreremo al Giudizio Universale- offre un’immagine quasi lievemente attenuata dell’infamia, perché il testimone Levi racconta scrupolosamente ciò che ha visto di persona e, anziché calcare le tinte sullo sterminio come pure sarebbe stato logico e comprensibile, vi allude pudicamente, quasi per rispetto a chi è stato annientato dallo sterminio dal quale egli, in extremis, si è salvato”. Così il 12 aprile 1987, all’indomani della morte di Primo Levi, Claudio Magris sul Corriere della Sera ricorda lo scrittore piemontese. Oggi, le parole di Magris mi sembrano ancora le più adatte e le più belle per ricordare l’uomo e lo scrittore Primo Levi. 

Se questo è un uomo è stato tradotto in tutto il mondo, ed è considerato un classico -non solo- della letteratura testimoniale, un libro per certi versi strano, che Levi stesso rispondendo a Philip Roth dice di aver scritto: “per tentare di spiegare agli altri, e a me stesso gli eventi in cui mi ero trovato coinvolto, ma senza particolari intenti letterari. Il mio modello (o se preferisci il mio stile) è stato quello del ‘rapportino settimanale’ che si usa fare in fabbrica: dev’essere preciso, conciso, e scritto in una lingua comprensibile a chiunque nella gerarchia aziendale”, quindi aperto a chiunque. Continua a leggere

TI METTONO IN UNA SCATOLA di Carlo Sperduti

ti-metto-in-una-scatola-carlo-sperduti-intermezziHo tentato di evitarlo per settimane, ma hai fatto pressioni, hai minacciato una separazione, hai tirato fuori sospetti… sono stato costretto ad accettare che entrassi in casa mia, ed ecco il risultato…

Cosa fareste voi, se dopo aver assistito alla lettura di un brano di un libro a una presentazione, e dopo esservi divertiti e aver molto riso e aver comprato il libro poi… non ci fosse traccia di quello che l’autore ha letto alla presentazione? Beh, io ci sono rimasto male e non ho capito. Ma adesso sì che ho capito, sono passati tre anni ma ho capito: questo è Carlo Sperduti.

Dopo cena sei voluta venire in camera mia e io ti ho detto che forse non era il caso, ma tu hai insistito ancora… e io di nuovo ti ho accontentata. Ho dovuto spiegarti un po’ di cose e non si può certo dire che non te le abbia spiegate per bene. Cosa ti ho detto appena entrati, eh? Appena hai varcato la soglia di questa stanza, cosa ti ho detto, te lo ricordi? Ti ho detto: Anna, ascoltami, cerca di fare attenzione

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Penna a penna. Intervista con l’autore: Giusi Marchetta

GiusiMarchettaQuando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
Da piccola lo sognavo di sicuro. Al liceo ho cominciato a scrivere racconti ma non pensavo che avrei potuto superare certi blocchi e diventare una scrittrice.

Che cosa scriveva all’inizio? È stata incoraggiata da qualcuno e se sì, da chi?
Scrivevo storie col finale a sorpresa, fantastiche o di fantascienza. Sperimentavo col punto di vista. Un disastro. All’università ho frequentato il laboratorio di Antonella Cilento che mi ha fatto scoprire alcuni autori necessari, ha evidenziato tutte le mancanze della mia pagina ma ha anche creduto molto in me. Lei mi ha fatto pensare che dovevo provarci. Continua a leggere

I MIEI GENITORI NON HANNO FIGLI di Marco Marsullo

I-miei-genitori-non-hanno-figli-marco-marsulloI miei genitori non hanno figli è un romanzo che all’inizio lascia perplessi. Non si capisce dove voglia andare a parare, se così si può dire. Eppure, contemporaneamente, crea una curiosità di proseguirne la lettura che poi non delude.
A parlare è un diciottenne, figlio di genitori divorziati da cinque anni, ma, nei ricordi dell’io narrante, estranei da molto più tempo. I genitori appartengono a quella generazione fedele a un unico progetto nella vita, anche qualora tale progetto si rivelasse fallace o quanto meno fallibile:

una scelta e una soltanto, promessa indissolubile con se stessi, per la quale si sono fatti debiti, economici e morali, con il futuro.

Sprecato il solo colpo in canna, non ce n’è un altro: l’esistenza diventa soltanto un disperato tentativo di rattoppare, raddrizzare, correggere. Mai una seconda, autentica possibilità da darsi. Continua a leggere

L’INVENZIONE DELLA MADRE di Marco Peano

L'invenzione della madre

L’invenzione della madre è un libro che si legge con trasporto. È una storia che riguarda e ha riguardato molti di noi, che qui assume i connotati specifici e soggettivi del commiato dalla madre, ma in cui non manca una dimensione più universale che tocca i temi della sofferenza e della separazione.

Mattia, appassionato di cinema, è un ventiseienne che fa fatica a “smarcarsi dalla condizione di figlio”: vive ancora con i genitori, ha lasciato l’università, ha una ragazza con la quale fa fatica ad immaginare un futuro.

È in questa incapacità d’inventarsi un’altra vita che lo coglie la malattia della madre. Continua a leggere

Penna a penna. Intervista con l’autore: Piergiorgio Pulixi

PiergiorgioPulixiQuando ha cominciato a scrivere? Era sicuro di voler diventare uno scrittore?
Quando ho iniziato confondevo l’essere uno scrittore con quel bisogno istintivo e insopprimibile che è il raccontare storie. Sono due cose diverse. Scrivere libri e romanzi con lo scopo della pubblicazione significa diventar parte di un processo commerciale perché quei libri poi andranno venduti. Per fare questo devi essere disposto a scendere a patti con ciò che scrivi, come lo scrivi, e per chi lo scrivi. E non do a questo un’accezione negativa. Quel bisogno incolmabile di essere un tramite per le storie che ti nascono dentro è solitamente poco propenso al compromesso e allo scendere a patti. Il vero scrittore invece riesce a mediare con quell’impulso e cerca di addomesticare quella necessità per far sì che le sue storie possano essere migliori e più consone al maggior pubblico possibile. Riesce a comprendere che se davvero vuole raccontare quelle storie, deve fare in modo di renderle universali, aprendosi a un pubblico più vasto di quello dei lettori immaginari della sua mente. Per questo la figura degli editor è così importante: se gli autori a volte sono dei palloncini che si librano in volo e raggiungono altezze pericolose dove la pressione è così alta che potrebbe farli scoppiare, gli editor sono le funicelle e le mani a cui quei palloncini sono legati e che tirandoli, li riportano ad altezze più sicure.  Quando ho iniziato questo non lo capivo. Idealizzavo troppo i lettori e non avevo nemmeno contezza di chi fossero gli editor. Quando poi ho avuto a che fare con lettori, editor e librai “reali”, ho capito che stavo sbagliando, e ho iniziato a scrivere in modo diverso, con più consapevolezza. Continua a leggere

LEGGENDO TURGENEV di William Trevor

leggendo-turgenev-william-trevor-guanda Anche io, come molti lettori, ho le mie piccole manie. Sulla prima pagina di ogni libro che ho letto, oltre al mio nome, campeggiano la data di inizio e fine lettura e le pagine in cui compaiono i passaggi che più ho amato di quel libro, debitamente sottolineati.

E’ molto difficile trovare un libro senza queste mie note di lettura. Quasi sempre, infatti, in ogni libro trovo un passaggio, una descrizione o un ragionamento che mi hanno colpito e che voglio ricordare.

In Leggendo Turgenev lo spazio dedicato a questa mia mania è vuoto. Me ne sono accorta solo a fine lettura e ho pensato che non era un buon segno. Continua a leggere