Il romanzo di Barbara Fiorio: pieno, spumoso, fiabesco.
Non so cosa mi abbia davvero attratto di questo romanzo, forse le primissime parole – “Non è facile centrare una serratura con una chiave” – forse le parole che seguono poco più giù – “il qualcosa su cui inciampò alla fine delle scale (…) sembrava una piccola camicia da notte con una bambina dentro”-. Comunque sia, l’ho preso, senza conoscere nulla della sua scrittrice, e in una notte l’ho semplicemente finito.
Gli ingredienti sono selezionati e pur se apparentemente troppo “quotidiani”, di qualità: una “novenne” sensibile e intelligente, Rebecca, di quelle che ancora credono alle fiabe; una pubblicitaria quarantenne, Giulia, single e di successo, che con i bambini non ha niente da spartire se non le possibili percentuali di vendita di un prodotto sul mercato. Intorno, l’ufficio, la scuola, l’appartamento di Giulia, la camera di Rebecca dove le storie, quelle stesse storie che tutti abbiamo vissuto e amato, prendono una vita diversa, nuova, più autentica, forse, smaliziata e dura, forse. E poi c’è il pianerottolo, microcrocevia di un microuniverso, quello del palazzo, dove tutto comincia, accade ed evolve in altre possibili strade da percorrere.
Accanto alle protagoniste femminili, e al mondo delle fiabe, due protagonisti maschili altrettanto interessanti, Lorenzo, collega di Giulia, e Daniele, schivo compagno di Rebecca, con il suo mondo di disegni e fumetti: questi i quattro punti cardinali di un universo, quello degli adulti – complicati e difficili – e quello dei bambini – altrettanto complicati e non così facili come si vorrebbe credere, che Barbara Fiorio disegna in modo asciutto e incalzante, tra sorprese e colpi di scena in un crescendo che non può non irretire il lettore.
Tuttavia, ciò che meglio funziona, probabilmente, non è solo lo stile fresco e peraltro studiato, la trama ben architettata, la suspense di alcuni momenti. Ciò che davvero da spessore ad un testo, che potrebbe altrimenti prestarsi a commenti facili e superficiali nella sua agilità narrativa, è il rovesciamento dell’archetipo favolistico già approfondito da ben noti studiosi ma reso qui in toni finto-facili e persino accattivanti.
Pertanto, il valore aggiunto a questo romanzo, a cui basterebbe un semplice “bella storia” per definirlo e ucciderlo – come diceva Roland Barthes – sta dunque nello stravolgimento del canone, del background denso e direi corposo di una tradizione solidissima e cristallizzata quale quelle delle fiabe, della principessa conquistata e del principe conquistatore, del c’era una volta ora e per sempre, quella insomma del solito odioso, e peraltro atteso e ovviamente voluto, lieto fine. Perché proprio le storie dentro questa storia sono il secondo elemento fondante della struttura narrativa di Qualcosa di vero: sulla nuova prospettiva interpretativa delle fiabe tradizionali da Grimm a Perrault passando per Disney, e sul loro abile incastonamento nella tessitura del romanzo risiede infatti l’altro, fondamentale ingrediente della più che buona riuscita del testo: fiabe classiche rilette con occhi nuovi, perché la verità va cercata e affrontata, per i personaggi della storia – perché Rebecca di notte è sempre sola in casa? – come per noi, lettrici e donne cresciute nell’attesa del principe azzurro e del lieto fine. Una spinta, dunque, a vedere ciò che è e magari è sempre stato, con occhi diversi e avidi di verità.
Aveva letto decine di fiabe classiche ed era rimasta folgorata dalla logica folle e surreale che le caratterizzava, dalla spensierata spietatezza, dalle ridicole principesse, dai principi inetti, dai bimbi feroci o abbandonati a destini fatali. Non le aveva mai usate per far dormire un bambino, ma certo che ne sapeva, di favole.
“Quale vuoi?”
“Cenerentola.”
“Hai quasi nove anni, la conoscerai a memoria.”
Rebecca prese un respiro profondo. Ovvio che la conosceva, spiegò, ma le favole erano fatte per essere raccontate un mucchio di volte, per un mucchio di tempo.
QUALCOSA DI VERO
di Barbara Fiorio
2015
p.249
Feltrinelli (collana I narratori)
Disponibile anche in eBook
Ciao! Anche io ho letto questo libro e l’ho trovato davvero incantevole.Mi piace tantissimo il modo in cui lo hai descritto, mi trovi assolutamente d’accordo!!!
Buona giornata.
Stefania
http://spiritolibro.blogspot.it
Grazie, sono sempre molto contenta di condividere il piacere di leggere!
Buone letture!
Anna
E’ il primo libro che leggo di questa autrice, ho amato la sua penna divertente, ironica e a volte un po’ perfida, il modo in cui ha saputo raccontare argomenti spinosi anche in presenza di minori ma anche quello in cui ha saputo inserire una storia d’amore in maniera semplice e quasi in punta di piedi. Non ci sono solo fanciulle che baciano i ranocchi per farli diventare principi. In “Qualcosa di vero” Barbara Fiorio ci ricorda che la cruda realta e un’altra: l’anfibio viene spiaccicato contro un muro, prima di rivelare la sua natura umana.