STONER di John Williams

Nella prefazione a Stoner Peter Cameron scrive:

E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria.

Questa è la vita di William Stoner, protagonista del romanzo.

Figlio di genitori contadini, impara da bambino a coltivare la terra che li avrebbe sepolti, consapevole e insofferente al fatto che non sarebbero mai andati via di lì.

A metà della sua vita, William ha raccolto molti momenti grigi, di nessun apparente valore. Come una collezione di francobolli nella quale appaiono sono quelli più comuni o, persino, doppi.

La Verità, il Bene, il Bello. Sono appena dietro l’angolo, nel corridoio accanto; sono nel prossimo libro, quello che non hai ancora letto, o sullo scaffale più in alto, dove non sei ancora arrivato. Ma un giorno ci arriverai.

Durante gli anni di università alla Columbia, il primo conflitto mondiale arriva a sconvolgere il paese, ma non Stoner.

Mentre i suoi amici Dave Masters e Gordon Finch partono per la Francia, lui rimane.

A fermarlo, più della paura di incontrare la sua fine sotto il fuoco nemico, è il pensiero di uscire. Ciò che accade fuori dalle mura universitarie non lo riguarda. Lui è tutto lì, nel silenzio delle biblioteche, nell’immobilità delle sue antiche pareti e nella sensazione di vivere in un ospizio nel quale sono ammessi soltanto coloro che non agiscono.

Alla fine della guerra, di Dave rimane solo una lapide: schierato dalla parte dei morti. Gordon, al contrario, sembra essersi alleato fin troppo con i vivi.

Presa la laurea e diventato professore, alla medesima università, incontra Edith a una festa. Pallida, dritta come un fuso e dai grandi occhi blu. È la prima ragazza che decide di guardare e, quindi, di sposare. Edith gli permette di baciarla. L’amore di William non vuole essere incoraggiato alla passione, chiede solo che gli venga permesso di essere. Così, nel silenzio, nasce Grace e, sempre nel silenzio, cresce.

Deve ricordare chi è e chi ha scelto di essere, e il significato di quello che sta facendo. Ci sono guerre, sconfitte e vittorie della razza umana che non sono di natura militare e non vengono registrate negli annali della storia. Se ne ricordi, al momento di fare la sua scelta.

La vita di William è un sussurro. Lavora su dei propri scritti saggistici e tiene il suo corso universitario con impegno, senza mai essere brillante. La sua vita è al chiuso, vissuta tra le stanze della facoltà di letteratura e la casa che deve dividere con Edith, più che condividere.

L’unico spiraglio di mondo che si concede di guardare dalla finestra del suo studio è lo scheletro della vecchia sede diroccata. Un edificio muto, ancora in piedi, ma imploso. Lo scheletro di un defunto gigante di pietra. Come a ricordargli che nemmeno la cultura, nemmeno la letteratura potrà nutrirlo per sempre. Un giorno finirà.

Si ritrovava a chiedersi se la sua vita fosse degna di essere vissuta. Se mai lo fosse stata. Sospettava che alla stessa domanda, prima o poi, dovessero rispondere tutti gli uomini. Ma si chiedeva se, anche agli altri, essa si presentasse con la stessa forza impersonale

Ciò che William Stoner e John Williams hanno in comune va ben oltre un’assonanza tra nome e cognome. Hanno le stesse umili origini e lo stesso destino grigio. Il romanzo di John Williams, pubblicato nel 1965, conobbe la fama solo nei primi anni 2000, quando l’autore era già morto. La vita che la nostra immaginazione può costruirgli attorno non si discosta poi molto da quella del suo protagonista. Eppure, perfetto è esattamente come viene da descrivere questo romanzo fatto di nulla. La grandezza sta nell’aver saputo trascrivere l’emozione forse più inspiegabile, quella più intima e più personale: la malinconia.

Stoner vive in un limbo ovattato nel quale tutto ciò che è passato lo addolora, tutto ciò che è presente è quasi invisibile e tutto ciò che è futuro non ha rilevanza. Non morto come Dave Masters, non vivo come Gordon Finch, non combattivo come il suo antagonista Lomax e non arrabbiato come Edith. Stoner è un meraviglioso, muto, antico edificio destinato a crollare, ma senza un boato. Una scheggia alla volta, piano.

STONER
John Williams
Trad. Stefano Tummolini
Mondadori (Oscar Moderni Cult)
pp. 336
euro 14

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.