Il romanzo di Barbara Fiorio: pieno, spumoso, fiabesco.
Non so cosa mi abbia davvero attratto di questo romanzo, forse le primissime parole – “Non è facile centrare una serratura con una chiave” – forse le parole che seguono poco più giù – “il qualcosa su cui inciampò alla fine delle scale (…) sembrava una piccola camicia da notte con una bambina dentro”-. Comunque sia, l’ho preso, senza conoscere nulla della sua scrittrice, e in una notte l’ho semplicemente finito.
Gli ingredienti sono selezionati e pur se apparentemente troppo “quotidiani”, di qualità: una “novenne” sensibile e intelligente, Rebecca, di quelle che ancora credono alle fiabe; una pubblicitaria quarantenne, Giulia, single e di successo, che con i bambini non ha niente da spartire se non le possibili percentuali di vendita di un prodotto sul mercato. Intorno, l’ufficio, la scuola, l’appartamento di Giulia, la camera di Rebecca dove le storie, quelle stesse storie che tutti abbiamo vissuto e amato, prendono una vita diversa, nuova, più autentica, forse, smaliziata e dura, forse. E poi c’è il pianerottolo, microcrocevia di un microuniverso, quello del palazzo, dove tutto comincia, accade ed evolve in altre possibili strade da percorrere. Continua a leggere