Una antologia è una legittima strage, una carneficina vista con favore dalle autorità civili e religiose, un massacro commercialmente attendibile, infine un mezzo per cui il così detto autore può dar sfogo alla parte più cruda della sua ambivalenza verso quei libri, di cui egli sa meno di chiunque altro.
La presente scelta è tale solo nel senso che a questa parola danno il norcino e il trippaiolo; ma vi è in più una sfumatura cannibalesca che non dovrebbe andar perduta, una grazia rancorosa, un furore quale si può avere solo per «le proprie viscere», e di cui i fratellini Atreo e Tieste non erano inconsapevoli, ed al cui convito l’estensore della presente nota attende d’essere cortesemente invitato.
Quarte di nobiltà è un libro che probabilmente non piacerà a tutti, forse piacerà a pochi, ma a quei pochi piacerà molto. I motivi prinicpali sono due: strutturalmente ha la peculiarità di essere una raccolta di quarte di copertina; il secondo motivo è che l’autore di questo strano libro composto di quarte è il Manga, ovvero: Giorgio Manganelli, scrittore forse non conosciutissimo dal grande pubblico ma con un suo seguito di appassionati, traduttore e critico letterario, un uomo di lettere a tutto tondo con un’idea forte su cosa significhi fare letteratura. Continua a leggere