Per quanto ne sappiamo, in base alle prove effettivamente in nostro possesso, Shakespeare di Stratford scrisse una sola poesia in tutta la sua vita. Una poesia autentica. Quella la scrisse veramente – un fatto, questo, che resta incontestabile: la scrisse di suo pugno; la concepì da solo, senza il contributo di nessuno. Pretese che quest’opera d’arte venisse incisa sulla sua tomba e gli obbedirono. E lì rimane tuttora.
La definizione di questo testo di Mark Twain non è poi così scontata come potrebbe apparire a una lettura di superficie. Forse un saggio, potremmo definirlo così, anche se al suo interno si alternano considerazioni personali, altre più tecniche sul mestiere dello scrittore e fatti autobiografici che hanno il compito di impersonare il termine di paragone con cui Twain cerca di spiegarci perché, secondo lui, le opere del Bardo di Stratford non appartengono realmente a Shakespeare. E in mezzo a tutto questo, quasi in ogni riga, uno humour dissacrante. Continua a leggere