Le biografie non sono tra le mie letture preferite, non sono neanche un appassionato di Giorgio Manganelli, lo conosco poco, ho letto due suoi libri e questo è tutto. Però questa è una biografia particolare: è la figlia Lietta Manganelli a raccontare il padre Giorgio, e lo fa partendo da centonove fotografie ordinate cronologicamente, che diventano presto, punto di partenza per divagare e raccontarci non tanto lo scrittore, ma l’uomo Manganelli, con tutte le sue debolezze e idiosincrasie.
Racconta Ginevra Bompiani che quando Calvino andò ad abitare a Roma attorno all’80, lo voleva incontrare e lo invitò a cena assieme ad Anna e Luigi Malerba, ma la cena fu un disastro, perché Manganelli arrivò molto prima e si volle mettere subito a tavola, per una specie di furia pignola che gli era venuta, sull’orario di cenare, per cui cenò da solo e se ne andò sgarbatissimo prima che gli altri si sedessero a tavola, questo per dire il suo carattere un po’ imprevedibile.