Il ricordo la coglie inaspettatamente. Quella volta in cui ha rischiato di partire per Singapore, su una nave da crociera con due perfetti sconosciuti. Erano un mago e la moglie. Lui l’aveva vista alla stazione di servizio e si era avvicinato: “sono un mago e tu sei bassa abbastanza”. Così le aveva detto, intendendo il numero che aveva in mente di preparare. Cercava una ragazza da mettere in una scatola e tagliare a metà. Con questo avrebbero debuttato sulla nave da crociera. È quasi partita. All’epoca lavorava da poco alla fabbrica di sigarette, catena di montaggio, nulla di speciale.
Guardavo la taglierina che sezionava il cilindro in singole sigarette, ne cadevano giù a migliaia, tutte quelle sigarette che poi la gente in città avrebbe fumato. Prima di entrare al lavoro. In pausa pranzo. Dopo mangiato. Durante un litigio. Durante l’amore e dopo l’amore.
Però aveva quel piccolo monolocale che, la sera, si illuminava del colore della scritta al neon del locale di fronte. Non è partita. Continua a leggere