I miei genitori non hanno figli è un romanzo che all’inizio lascia perplessi. Non si capisce dove voglia andare a parare, se così si può dire. Eppure, contemporaneamente, crea una curiosità di proseguirne la lettura che poi non delude.
A parlare è un diciottenne, figlio di genitori divorziati da cinque anni, ma, nei ricordi dell’io narrante, estranei da molto più tempo. I genitori appartengono a quella generazione fedele a un unico progetto nella vita, anche qualora tale progetto si rivelasse fallace o quanto meno fallibile:
una scelta e una soltanto, promessa indissolubile con se stessi, per la quale si sono fatti debiti, economici e morali, con il futuro.
Sprecato il solo colpo in canna, non ce n’è un altro: l’esistenza diventa soltanto un disperato tentativo di rattoppare, raddrizzare, correggere. Mai una seconda, autentica possibilità da darsi. Continua a leggere