Sud degli Stati Uniti, mitica contea di Yoknapatawpha, un po’ Macondo di Marquez, dove Faulkner ha ambientato molti dei suoi racconti: un negro “libero”, Lucas Beauchamp, si comporta da bianco” e uccide il rampollo (ovvio, bianco!) di una delle famiglie più in vista e potenti della contea. In un dialogo di infiniti silenzi e flussi di coscienza, insomma à la Faulkner, Lucas interloquisce con il protagonista del libro, il sedicenne Charles. I due si sono incontrati per la prima volta durante una battuta di caccia, quando il giovane era finito in un torrente andando poi ad asciugarsi a casa di Lucas. Nel suo immaginario d’adolescente, Lucas gli parve un nero, anzi negro – come dicono i personaggi di Faulkner – atipico, che si comportava – follia! – da bianco.
Prima dobbiamo fare di lui un negro. Deve ammettere che è un negro. Poi forse lo accetteremo come sembra voler essere accettato.
Lucas convince Charles che il morto non è stato ucciso dalla sua pistola, pertanto gli chiede di disseppellirne il cadavere per provare la sua innocenza. Charles – ricco della sua ingenuità da giovane scevro di pregiudizi – gli crede e insieme al suo amico nero Aleck Sander e all’eccentrica settantenne signorina Habersham, fruga nel fango e riesuma la verità. Continua a leggere