Potrebbe trattarsi di una storia attuale, una storia di cronaca nera, di quelle che assicurano un buon numero di puntate e di ascolti ai salotti televisivi. Una storia nera di Antonella Lattanzi è un romanzo che evoca immagini nitide, che trascina il lettore all’interno di scenari familiari, con una narrazione quasi cinematografica. L’atmosfera che si respira sin dall’inizio è asfissiante. Di pagina in pagina ci si attende la catastrofe. Catastrofe che non tarda ad arrivare: un omicidio. Ma sarà il solito omicidio?
È la sera del 6 agosto 2012, in una Roma infuocata e presa d’assalto dai gabbiani, dentro un appartamento di via Prenestina, una famiglia come tante festeggia il compleanno di una bambina. Ma la famiglia Semeraro non è una famiglia come tante (o forse si?): Carla ha preso la figlia minore Mara e se n’è andata, ha lasciato Vito, un uomo violento, come tanti; Rosa e Nicola, i figli maggiori, sono andati a vivere per conto proprio. Ma per una sera, una sera soltanto, sono di nuovo tutti insieme.
Da fuori si vedono delle silhouette che parlano, che si versano da bere. Gesti lenti, calma apparente: impossibile, dall’esterno, cogliere la violenza, la rabbia sopita, le minacce reiterate che pesano su quelle figure anonime.
Giuro che ti ammazzo Carla, ti sgozzo come un porco, e ammazzo pure i nostri figli […]. Giuro che ti ammazzo se ti vedo sorridere al tabaccaio che ti vende i biglietti della metro. Giuro che ti ammazzo se metti un vestito, o una gonna, per uscire. Giuro che ti ammazzo se hai un’amica […], se vedi tuo fratello, se parli coi tuoi genitori.
Parole feroci riecheggiano nei flashback di una donna che ha fatto fatica a liberarsi del suo aguzzino e che, nonostante tutto, ama ancora. Ma come si fa a non amare un uomo affascinante, venerato dalla famiglia d’origine, un professionista stimato dai colleghi, un uomo “per bene”?
In questa storia il confine che separa le vittime dai carnefici è labile, i ruoli si confondono perché “una persona non è mai solo una persona, tutti sono la persona e il mostro” insieme.
Lattanzi costruisce una trama che segue, in apparenza, un copione tristemente noto. Ma ci riserva delle sorprese che hanno il sapore di una rivalsa, che spezzano la catena di ruoli imposti quasi a forza.
I nomi che danno agli assassini o presunti tali, […], sono sempre gli stessi. Come se gli assassini fossero sempre gli stessi, un uomo geloso, una moglie tradita, una donna vessata, un serial killer, una coppia spietata, un patricida, una matricida, una madre impazzita, come se gli assassini, o presunti tali, fossero tutti collocabili dentro uno di questi pochi stampi, ci metti un assassino, ne togli un altro.
Il valore di questo romanzo non si esaurisce nell’innegabile abilità dell’autrice di tenerci col fiato sospeso, come in qualsiasi noir che si rispetti. La complessità delle dinamiche interpersonali, il concorso di colpe e di responsabilità che si cela dietro la tragedia familiare, l’intreccio insolubile di sentimenti contrastanti, sono il cuore di questa “storia nera”.
E tuttavia, dall’oscurità profonda alla quale i protagonisti sembrano condannati, scaturisce un bagliore: l’esergo della terza parte, tratto da Il mestiere di vivere di Pavese, ci ricorda che la tremenda verità è che soffrire non serva a niente.
Una storia nera
Antonella Lattanzi
Mondadori (Scrittori Italiani e Stranieri)
Milano 2017
249 pagine
Disponibile in eBook